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mercoledì 21 settembre 2011

PERCHE’ I CATTOLICI PAGANO LA CRISI E LA CHIESA NO ? - di Andrea Titti

Curioso Paese l’Italia, culla del Cristianesimo, al cui interno la città del Vaticano gode, di un concordato che Le garantisce amplissime autonomie non solo in materia spirituale.

Libera Chiesa in libero Stato dunque, come sosteneva Cavour, ma nei periodi di crisi, come questo, possiamo interrogarci, se, nella pratica concreta, si è andati ben oltre i precetti di questo inappuntabile principio ?Perché un cattolico deve sostenere l’aumento della pressione fiscale, mentre le istituzioni ecclesiastiche sembrano essere intoccabili nei loro patrimoni finanziari e nelle loro attività, altre rispetto all’evangelizzazione delle coscienze ? Quanto gettito ricaverebbe l’Erario da una più equa tassazione dell’Ici, verso tutte le atttività commerciali che fanno capo alla Chiesa ? Crediamo molto e riteniamo occorra un atto di coraggio e di giustizia in questa direzione.

D’altra parte il Vangelo ci insegna che Gesù è nato, povero tra i poveri, ha vissuto come i suoi simili condividendone gioie e dolori, fino a sacrificarsi per essi. Così non ci sembra un eresia chiedere alle istituzioni ecclesiastiche di fare gli stessi sacrifici di un cittadino cattolico, non ne verrebbe depauperata, ma sarebbe un potente segnale, di eticità di comportamento, di cui oggi gli individui, credenti e non, ne sentono fortemente il bisogno.

1 commento:

  1. Molti temi in Italia sono ancora troppo scottanti, nessuno osa sporcarsi le mani o bruciarsi semplicemente la carriera politica con sparate contro il Vaticano.

    Ricordiamoci sempre che chi ha un maggior peso politico in termini di elettorato sono sempre i cattolici. Per partiti che puntano al 30% di voto tassare con ICI o con altri "contributi solidali" la chiesa è STATISTICAMENTE IRRAZIONALE...

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