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venerdì 9 settembre 2011

LO HOBBIT: TOLKIEN E IL PIACERE DEL NARRARE AI BAMBINI (E AI GRANDI) - di Carla Righetti

Immaginiamo che il mondo abbia conosciuto quattro Ere, che esistano diverse razze dotate di intelligenza e dall’aspetto (più o meno) antropomorfico e con diversissimi tratti caratteristici, che il mondo cristiano e quello pagano abbiamo avuto possibilità, nella mente di un linguista scrittore, di trovare una terza forma in grado di rappresentare la grandezza e la bellezza di una creazione, il valore dell’eroismo, dell’amicizia, il cupo potere del male, che conosce mille forme, e l’ironia di una vita semplice che viene visitata e trasformata da cose grandi, il senso di una misura e un amore per la vita che sanno cantare, perché è con la musica che il creatore ha dato esistema al mondo e alle forme. Si avrà, così, solo una pallida immagine dell’universo che J.R.R. Tolkien ha saputo inventare, riscoprendo cose antiche, col gusto della narrazione e della costruzione di un universo in grado di ospitare la lingua che lui, Professore a Oxford di lingua inglese (che significava anche conoscere ogni filo d’erba della letteratura antica e moderna), aveva inventato. Infatti, l’opera di Tolkien è molto più che un fantasy, termine moderno, del tutto inadatto al mito in cui questo mondo vive e che ha generato: la Terra di Mezzo e le Ere passate sono dotate di un linguaggio proprio, per ogni gente, di storia, cronologie, canti, modi di fare, costumi, plasmati dal vestiario, agli oggetti, agli usi, al mondo mentale.


Esperienza della Prima Guerra mondiale, un ruolo così importante in una delle migliori università del mondo, Tolkien era anche al di sopra di tutto questo perché, come alcuni individui straordinari hanno saputo fare durante la storia, il loro mondo spirituale sapeva andare alla Storia e alle storie. Maiuscolo e plurali non casuali, perché se la Storia richiede occhi in grado di saper vedere correnti ed eventi grandi anche nel piccolo, occorre un gran senso della concretezza, della finitudine, un gusto per il limite che viene anche superato e sublimato, per essere narratori, narratori della grandezza di Tolkien.

Iniziamo con Lo hobbit, la prima delle opere a essere pubblicata, nel 1937, a essere conosciuta dall’ampio pubblico, offrendo un assaggio del cosmo intero che Tolkien aveva saputo immaginare: fa conoscere al lettore le razze del mondo, dagli elfi ai nani, dalle creature buone a quelle più malvage, nobili aquile e feroci Mannari, un uomo-orso di nome Beorn, gli orchi e i troll.

È un’avventura in grande stile, anche se pensata per i bambini e, quasi, slegata dal resto dell’immaginario di Tolkien (alcuni termini delle varie razze non son ancora ben definiti), con protagonista Bilbo Baggins, uno hobbit. Gli hobbit sono creature piccole, dedite alla coltivazione della terra, alla tranquilla vita regolare di campagna, assai amanti del cibo, delle bevande, dell’erba pipa, sedentaria fisicamente e mentalmente. Una vita tranquilla è quanto ogni buon hobbit desidera. Bilbo Baggins, avendo anche la fortuna di essere molto abbiente, vive in una bellissima casa hobbit, comoda, sotto una collina: nelle vene ha le sangue dei Tuc, noti per essere, di tanto in tanto, un po’ stravaganti, ma, fino ai suoi cinquant’anni, non ha mai avuto nessuna manifestazione del male incurabile dell’avventura. Finchè, un giorno, non bussa alla sua porta uno Stregone, Gandalf, che trascinerà Bilbo in un’avventura in grande stile, con tredici nani, capeggiati da Thorin Scudodiquercia.

La missione è semplice e lineare: attraversare verso Oriente la Terra di Mezzo, attraverso le Montagne Nebbiose e il Bosco Atro, fino a Erebor, la Montagna Solitaria dove, custodito da un feroce e astutissimo drago, di nome Smog (o Smaug, a seconda della versioni), c’è tutto il tesoro dei Nani, che nella Montagna Solitaria avevano avuto un grande regno: uccisi quasi tutti dalla creatura avida e sanguinaria, che ha devastato anche la città degli uomini di Dale, le ricchezze sono perdute e il regno schiacciato. Thorin, nipote di quel che era stato allora il Re sotto la Montagna, vuole tornare lì, tornare in possesso del tesoro e ricostituire il regno dei Nani.

Bilbo, trascinato dagli eventi ed eletto da Gandalf a parte essenziale per la missione, viene ammantato del ruolo di scassinatore, anche se, inizialmente, le sue prestazioni di avventuriero lontano dalla sua Contea lasciano molto perplessi i Nani sulla scelta dello Stregone. Ciò che è piccolo e abituato a una vita tranquilla, sembrerebbe destinato a non farcela, per un viaggio così pericoloso. Momenti di grande pericolo, creature ostili e crudeli, costellano il viaggio dei quindici, attraverso luoghi tetri, che Tolkien descrive con tratti essenziali e precisi, densi, che sanno farsi solenni e antichi nei luoghi che si presentano ai Nani e allo hobbit nella loro grandezza, al modo in cui le descrizioni omeriche, o dei poemi antichi del Nord, sanno animare la carta, fondendosi ai personaggi così ben caratterizzati, senza bisogno di psicologismi.

Tanto un bambino quanto un adulto può apprezzare quest’opera di scoperta e avventura, di scontro con gli orchi, la grettezza umana e l’avarizia dei nani, ma anche con la diffidenza degli Elfi Silvani, di incontro con gli Elfi di Gran Burrone e il loro re Elrond (un Mezzelfo), di scoperta della nobiltà dell’uomo nella figura di Bard l’arciere. Infine, nel cuore della narrazione, l’evento che segnerà la vita di Bilbo (e lo metterà in grado di fare molte delle cose che riesce a compiere nel resto del libro), il ritrovamento di un anello, l’anello di Gollum, imprecisata creatura che vive nel buio, sola, prigioniera di se stesso e consumata dall’anello stesso, un anello magico che può rende invisibili e salverà spesso la vita di Bilbo e non solo, e ricollegherà le vicende de Lo hobbit con Il Signore degli Anelli, monumentale seguito e completamento, in tre libri, che amplierà il volo e il tuffo nella Terra di Mezzo.

Un’esperienza straordinaria, sorretta da una fede nel bene che, proprio conoscendo il male, ha saputo incidere in bassolirievo la musica straordinaria della Vita e della Morte, della Luce e dell’Oscurità, nelle forme straordinarie dell’epopea, del romanzo, della poesia, dell’epica.


Titolo: Lo Hobbit.
Autore: John R. R. Tolkien.
Editore e Prezzo: Bompiani (vers. Illustrata) € 29, 00 ; Adelphi  € 11, 00.
Pagine: IX-294 (Bompiani); 342 (Adelphi).

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