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domenica 18 dicembre 2011

MORTO VACLAV HAVEL: PADRE DELLA RIVOLUZIONE DI VELLUTO - di Nicola Gallo


Se ne è andato così, con la leggerezza che ha contraddistinto la sua vita, Vaclav Havel, il leader prima della Cecoslovacchia post-comunista e poi della Repubblica Ceca.

Personaggio poliedrico, di famiglia nobile, uomo di cultura, nonostante avesse potuto studiare solo alle scuole serali, visto l'ostracismo del regime comunista verso la sua famiglia (considerata filo-tedesca durante l'occupazione nella seconda Guerra Mondiale), è stato pressocchè dimenticato dai connazionali e poco considerato nei libri di storia che raccontano, ormai, la caduta del Patto di Varsavia.


Quella sensibilità coltivata nell'attività di drammaturgo e scrittore è stata tratto distintivo della sua attività politica, prima da dissidente, cultore della nonviolenza, tante volte ospite delle patrie galere, e poi da Presidente della liberata Cecoslovacchia e della neonata Repubblica Ceca.

Un liberale di destra, filo-americano, ha gestito con lungimiranza sia la cosiddetta Rivoluzione di Velluto del 1989, sia il Divorzio di Velluto del 1992 tra cechi e slovacchi, anche se questi ultimi gli negarono di divenire il Presidente della federazione dei due popoli che durò pochi mesi, prima della loro dichiarazione di indipendenza.

Le sue dimissioni, il 20 luglio 1992, furono un grande atto di responsabilità politica, fu rieletto Presidente della Repubblica Ceca nel 1993 e nel 1998, uscendo poi nel 2003 a fine del secondo mandato, dall'agone politico, con quella discrezione che ne ha fatto un Padre della Patria discreto tornato negli ultimi anni della sua vita, come un novello Cincinnato, al suo amore per il teatro, scrivendo un testo nel 2007, a vent'anni dall'ultimo lavoro per il palcoscenico e alla scrittura nel gennaio di due anni fa.

Un'importante figura per la terra boema, ma anche per tutta Europa, un'esempio di destra legaritaria, innamorata della propria Patria e promulgatrice di una società in cui venga premiato il merito. Ci piace ricordare così Havel, che riservato com'era avrebbe financo arrossito di fronte a questi elogi, che solo in parte rendono giustizia ad un uomo, accantonato e caduto nell'oblio immeritatamente.

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