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domenica 18 dicembre 2011

INCHIESTA: 4000 EURO PER UNA GRAVIDANZA A ROMA - La Redazione

Esami esenti da ticket non sufficienti a monitorare una gravidanza fisiologica: i controlli prescritti dai ginecologi superano quelli previsti dal SSN. E in aumento anche il malcostume della prescrizione “gravidanza a rischio” - si legge in un comunicato stampa dell'associazione "Avvocato del Cittadino", a seguito di un'inchiesta da loro promossa. "4000 euro. A volte anche qualcosina in più”. E’ la risposta che alcune donne romane danno alla domanda: “Ma quanto costa una gravidanza a Roma?” Ma ancora più sconcertante è scoprire dai loro racconti che i controlli prescritti dai ginecologi superano sistematicamente quelli previsti dal Sistema Sanitario Nazionale (dunque esenti da ticket), l’odissea delle liste d’attesa per esami e controlli in strutture pubbliche e il malcostume di alcune Asl rispetto al rilascio della certificazione di gravidanza a rischio.
Ma andiamo con ordine - continua Emanuela Astolfi, presidente de "L'Avvocato del Cittadino". Cominciamo dai costi. Quattromila euro per la gravidanza. Simona, Francesca ed Antonella, tre giovani donne, due neomamme e una in stato interessante, raccontano all’Associazione Avvocato del Cittadino i sostanziosi costi sostenuti per le loro gestazioni: “Una gravidanza costa almeno 4000 euro” dice Francesca. “Si arriva a 1000 euro solo con le visite ginecologiche mensili in intramoenia che ogni donna non può far a meno di pagare per avere la stessa ginecologa che la segue da inizio a fine gravidanza – dice Simona – Poi, ogni esame e controllo va sempre dai 100 euro in su. Prendiamo per esempio le ecografie, non tutte sono convenzionate ma che anche se lo fossero sarebbero impossibili da prenotare con il Cup regionale: costano almeno 100 euro l’una. Stessa cosa per le analisi: ogni volta vanno dai 100 euro in su. Ci sono poi esami costosissimi, dei veri e propri stipendi, come l’amniocentesi, non passata a noi ragazze sotto i 35 anni, ma essenziale per scoprire eventuali malformazioni del feto, che va dai 750 ai 1200 euro. Si fa presto ad arrivare a spendere cifre da capogiro”. L’insufficienza degli esami esenti da ticket. Le donne incinte hanno diritto ad eseguire gratuitamente, senza partecipazione al costo (ticket), le prestazioni specialistiche e diagnostiche previste dal Ministero della Salute nel Decreto del 10 settembre 1998. Il problema è però che gli esami abitualmente prescritti dai ginecologi per il controllo di una gestazione fisiologica, cioè che decorre senza particolari problemi, superano regolarmente quelli previsti dal decreto ministeriale. Scaricando da internet un calendario con gli esami per una gravidanza “normale” o chiedendo a qualche neomamma ci si accorge di tale carenza.  L’odissea delle liste di attesa. La situazione non si fa più serena quando le future mamme cercano di fissare appuntamenti per i controlli presso Asl o aziende ospedaliere romane. Le visite per gli esami da eseguire entro il terzo mese, come l’ecografia ostetrica, hanno dei tempi d’attesa insostenibili, non conciliabili con i tempi della gravidanza. Idem per l’ecografia morfologica, da effettuare tra la 19esima e la 23esima settimana. Simona racconta di attese di tre settimane al Policlinico di Tor Vergata per avere i risultati delle analisi del sangue, le ultime pronte dopo la data presunta del parto. L’abuso delle “gravidanze a rischio”. E’ un malcostume, sempre più diffuso, avallato da vari medici, quello per cui le gestanti chiedono ed ottengono prescrizioni di gravidanze a rischio solo per effettuare tutti gli esami gratis. Ma ancora più sconcertante è quello che avviene in alcune Asl capitoline, come quella di RM B: premesso che l’attestazione di gravidanza a rischio deve essere rilasciata da un ginecologo che opera nel SSN, alla Asl RM B, per snellire il quotidiano ingolfamento dei pazienti in fila, se c’è una certificazione di un medico privato – senza alcuna visita – viene rilasciato il codice di esenzione (il famoso M50) che – in base ad una assurda e insolita prassi ideata dalla Asl RMB – consentirebbe poi al medico di base di certificare la gravidanza a rischio. Questa arbitraria procedura è stata ed è fortemente contestata da molti medici di base del distretto - conclude l'associazione.

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