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venerdì 15 giugno 2012

WHEELCHAIR HOCKEY: IL BILANCIO DELL'EUROPEO DI MICHELE FIERRAVANTI - di Marco Giustinelli

Michele Fierravanti è appena tornato da Helsinki, in Finlandia, dove ha disputato il campionato Europeo per Nazioni di Wheelchair Hockey, la disciplina che permette ad atleti diversamente abili di praticare l’Hockey con l’ausilio di speciali carrozzine elettriche adeguatamente approntate. Dallo scorso anno Fierravanti ha assunto il ruolo di Commissario Tecnico della Nazionale Italiana e, insieme al Calcio a Cinque, dove nel 2010 il Presidente Zarelli gli ha affidato la Rappresentativa Regionale del Lazio, seleziona e prepara gli atleti azzurri.
Nel 2011 l’Italia ha conquistato, sotto la sua guida, il suo primo Trofeo Internazionale in Svizzera, battendo i campioni del Mondo in carica della Germania. Un Fierravanti più battagliero che mai al ritorno dalla Finlandia dove, alla guida della Nazionale Italiana di Wheelchair Hockey, ha conquistato un quinto posto che non soddisfa certamente le aspettative della vigilia che indicavano gli azzurri come sicuri candidati al podio. “Una straordinaria avventura – esordisce il CT – dove ci siamo potuti confrontare con le migliori squadre del Continente. Anche se non posso essere soddisfatto del risultato finale, debbo fare i complimenti ai ragazzi per l’impegno e, soprattutto, per la qualità del gioco espresso. Ci è mancato solo quel pizzico di cattiveria agonistica in più che ci avrebbe permesso di arrivare fino in fondo.” E anche un po’ di fortuna non avrebbe guastato … “La fortuna fa parte del gioco e, alla fine, le situazioni favorevoli e quelle avverse si bilanciano e quello che fa la differenza è la determinazione, la grinta e la lettura della partita. Certamente aver sbagliato quattro calci di rigore, di cui due decisivi, nelle partite con la Finlandia e la Germania non ha contribuito a far pendere la bilancia dalla nostra parte.” Decisiva la gara contro la Finlandia padrona di casa. “E’ stata la gara che ha segnato il nostro Europeo. Venivamo dalla straripante vittoria dell’esordio e sapevamo che giocare contro i padroni di casa non sarebbe stato facile. Fattori ambientali a parte, i finnici hanno giocato contro di noi la partita della vita, sapendo che una vittoria contro l’Italia avrebbe spalancato le porte delle semifinali. Abbiamo tenuto la partita in equilibrio sino alla fine, abbiamo sbagliato occasioni e calci di rigore che ci avrebbero portato ad un diverso risultato finale. Abbiamo tentato anche la carta del portiere in movimento per riacciuffare il risultato nel finale ma, purtroppo, è andata male. E’ lo sport. In ogni caso, complimenti da tutte le parti. “A parere di tutti gli addetti ai lavori l’Italia ha espresso il miglior gioco tra le otto formazioni presenti. I giocatori azzurri, compatibilmente con i criteri di selezione, rappresentano il meglio del Wheelchair Hockey nazionale e la nostra squadra è un esempio di coesione e credo che lo abbiamo dimostrato sia sul campo che fuori. Chi ci ha penalizzato è stata la combinazione di risultati che, nonostante le tre vittorie e il pareggio con i Campioni del Mondo della Germania ( anche quello viziato da un calcio di rigore sbagliato ), ci ha visto fuori dalla zona medaglie.” Un movimento, quello del Wheelchair Hockey, in continua crescita. “Quello che si è evidenziato in questi Europei è la crescita qualitativa dell’intero movimento internazionale. Oggi le nazionali che si possono giocare il podio non sono più solo le solite note. Nazioni emergenti come la Finlandia, sino a ieri considerate sole delle buone outsider, oggi possono vantare un ruolo da protagoniste e il risultato della Germania, Campione del Mondo, ci dimostra che i rapporti di forza sono decisamente in evoluzione. Progetti per il futuro “Personalmente rimango a disposizione della Federazione per il proseguo del Progetto. Se, come credo, il presidente Spinelli confermerà la fiducia a questo gruppo, inizieremo da subito a lavorare per i prossimi Mondiali che, come sembra, verranno disputati nel nostro Paese. E i Mondiali in Italia rappresentano un obiettivo che la Federazione e la Nazionale non possono permettersi di fallire. Abbiamo sicuramente la forza organizzativa e tecnica per disputare un Mondiale da protagonisti e ce la metteremo tutta per onorare la maglia che indossiamo e per soddisfare le aspettative di tutti i nostri tifosi che anche in Finlandia ci hanno fatto sentire il loro sostegno e il loro calore. Le premesse per fare bene ci sono tutte e, se la dea bendata non ci volgerà le spalle, metteremo in campo una Nazionale che non sarà seconda a nessuno. Poi, come si è visto ad Helsinki, le variabili possono essere tante e diverse ma, alla fine, sono certo che l’Italia farà la sua ottima figura.” Una Nazionale, insomma, ad immagine e somiglianza del suo Commissario Tecnico “La Nazionale è la Nazionale e basta. Quello che io posso trasmettere ai ragazzi è la necessità di essere un gruppo coeso che punta, tutta insieme, al raggiungimento dell’obiettivo. In Finlandia l’emozione di alcuni giocatori, comprensibilissima visto il prestigio della manifestazione, ha determinato tutta una serie di errori, soprattutto in fase realizzativa, che hanno pesato sul risultato finale. Dal punto di vista tattico non abbiamo difficoltà e siamo in grado di confrontarci a viso aperto con chiunque. Ma la squadra c’è e il tempo a disposizione per superare questi problemi, anche. Occorre lavorare, migliorarsi continuamente, e scendere in campo senza paura e con la convinzione che siamo i migliori. E i risultati sicuramente arriveranno. E, insieme all’Hockey, c’è anche il futsal nel futuro di Michele Fierravanti.“Le due discipline, dal punto di vista tattico, si assomigliano parecchio e molte soluzioni sono assolutamente sovrapponibili e applicabili in entrambi i campi. Per me allenare anche nel calcio a cinque significa arricchire la mia esperienza anche nell’Hockey, e la Nazionale non potrà che trarne giovamento. D’altro canto, fare volontariato insegnando calcio ai ragazzi, fa parte del mio bagaglio culturale ed umano e i risultati che ho raggiunto hanno alla base la consapevolezza che lo sport è un eccezionale strumento di socializzazione e una opportunità di crescita armonica per tutti coloro che lo praticano. E dove c’è attenzione per la persona, soprattutto quando versa in condizioni di difficoltà, non posso non continuare ad essere in prima fila.” 

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