Viviamo in un periodo di assoluta mancanza di idee. Di assoluta sterilità' creativa. Un periodo di decadenza culturale, comportamentale ed esistenziale. Non ci sono modelli o matrici nuove, su cui disegnare l'impianto di un modello alternativo di società'.
Cio' si riflette nella necessita' di utilizzare cliché o moduli gia' largamente utilizzati, consunti, inattuali, per poter far fronte alle esigenze sempre piu' pressanti, dettate, o suggerite, da un periodo storico che in molti si sono affrettati a definire come post-modernità'. Laddove mancano nuove idee per affrontare il progressivo sviluppo del nostro tempo, ci si adatta ad interpretare la post modernità' attraverso chiavi di lettura insufficienti a lasciarci comprendere i reali contenuti e la reale portata evolutiva, su cui affonda le radici questo nostro tempo.
Viviamo, costantemente immersi nel cosiddetto tempo reale, ovvero nella sua deformazione culturale, rappresentata dal presente, ossia il "presentismo".
Il presentismo rappresenta la modalita' deteriorata con cui viviamo il presente e cioè' nella fretta, nell'accelerazione e spesso nell'approssimazione.
Accelerare la transizione del presente, con l'ansia di accogliere il neo arrivato futuro che nel frattempo viene trattato come presente, in attesa dell'immediato divenire.
E' il gioco, diafano, degli attimi in cui si dipana la nostra esistenza. E' un po' come il gioco delle tre carte: passato, presente e futuro. Il croupier distribuisce attimi di tempo, con la malcelata destrezza di un mastro dimensionale. A volte sbaglia e ci da le carte del passato, a volte ci da le carte del futuro, creando un corto circuito sfumato in un inquietante deja vu. Il presente viene stritolato tra le devastanti pressioni di passato e futuro.
Nel presentismo si consuma tutta l'esistenza dell'individuo post moderno. Questo e' un individuo senza tempo, aculturale, senza spazio, adimensionale, che vive senza, o con pochi valori di riferimento, senza radici, senza modelli a cui ispirarsi.
Consuma la sua esistenza nell'immediatezza del presente, o al massimo dell'immediato divenire. Un essere para eracliteo, in cui il divenire sublima rapidamente e svanisce, in rigorosa prossimità' dell'eco dei battiti cardiaci. Il cuore scandisce i tempi della nostra esistenza, misurando la progressione del tempo. Dal cuore nascono gli impulsi che danno il via libero al nostro pensiero creativo ed al suo ritmo e' legata la nostra possibilità' di costruire scenari ideali e di coniugare ad essi prassi attuative. Dal cuore e dai suoi tempi scaturiscono le passioni che colorano e danno vita a quegli scenari.
Le idee per nascere hanno bisogno di ampie praterie ove farle esercitare alla loro rappresentazione. Hanno bisogno di spazio e di tempo per potersi dispiegare e dare forma alla loro realizzazione.
Non vivono, non crescono ne si adattano bene, in prossimità di tempi stretti e spazi angusti. L'idea per poter aver forma ha bisogno di una camera di incubazione che si chiama immaginazione e quest'ultima molto spesso si alimenta da una camera contigua che si chiama spazio dei sogni. Ma tutto cio' indica molto chiaramente che le idee per poter venire alla luce hanno bisogno di spazi e tempi che il vivere in tempo reale, come avviene per molti di noi, nel presentismo, non rende possibile.
Le grandi idee ed i grandi uomini che le generano e le accompagnano sul terreno della loro concretizzazione si materializzano in momenti storici particolari. L'uomo da il meglio di se quando e' in difficoltà', quando e' costretto a serrare i ranghi, quando ha problemi per mangiare, quando si vede alle strette. Quando si vive in momenti storici caratterizzati da difficoltà' collettive, quando criticita' improvvise inginocchiano il sistema che ci siamo costruiti per vivere in una comunita' socialmente protetta, allora dalle necessita' primordiali nasce l'idea particolare che serve per andare oltre, l'idea rivoluzionaria che cambia gli assetti consolidati. La tensione emotiva, la reazione non istintiva, ma ragionata, il riferimento a valori forti di comunità, consentono o rendono possibile la nascita di nuove idee cardine o di riferimento. Inutile rammentare, in questa sede, l'assunto cartesiano del "cogito ergo sum". Adottando una chiave reinterpretativa, attualizzata, potremmo rettificare quell'assunto, nel piu' adatto "dubito ergo sum". Legare l'essenza del presente, dell'esistenza attuale, non al pensiero, bensì al dubbio, alla perplessita', all'interrogativo se questa nostra esistenza, per come si sviluppa in questo nostro tempo, sia consona alle capacita' ed alle potenzialita' dell'uomo, alla luce di tutto quello che l'uomo ha "costruito" sino ad oggi.
Ringraziamo Massimo Scorretti che con questo suo editoriale inaugura la sua collaborazione con Meta. E' possibile introdurre nuove idee in politica ? O è solo un sogno ? Aspettiamo i vostri commenti.
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