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giovedì 14 luglio 2011

ALBANO LAZIALE: NO AD UN INCENERITORE VECCHIO E DANNOSO PER TUTTI I CASTELLI ROMANI - di Andrea Titti

E' arrivata l'estate, non vorremmo che il sole agostano faccia scomparire dall’attenzione dell’opinione pubblica la questione inceneritore. Crediamo invece che la guardia vada tenuta sempre alta perché in gioco non ci sono interessi di parte ma lo sviluppo dei Castelli Romani e la salute dei residenti, indipendentemente dalla loro fede politica.

Ribadire con forza il no a questo “eco mostro” è un’esigenza imprescindibile se si vuole lavorare per il bene comune. La contrarietà preconcetta e ottusa a ogni opera pubblica in nome di un malinteso ambientalismo militante non ci appartiene ma l’avversione totale e categorica verso l’installazione di tale impianto a Cecchina trova solidissime motivazioni di carattere tecnico ed economico, oltre che d’impatto ambientale.

Già l’Asl ha più volte sollevato la questione del consumo di acqua da parte dell’inceneritore in una zona come la nostra che vede forte carenza di approvvigionamento idrico, ma non solo. L’inceneritore in questione rappresenterebbe la pietra tombale per ogni forma di sviluppo economico per le numerose aziende agricole e vitivinicole che insistono nel territorio. Infatti queste ultime vedrebbero perdere i riconoscimenti per i loro prodotti doc, dop e igp, che con tanta fatica ed investimenti hanno ottenuto dalle autorità agroalimentari europee e nazionali. Il turismo ambientale vedrebbe precipitare l’affluenza nei nostri comuni che così tanto avrebbero da offrire ai visitatori. La salubrità dell’aria e la qualità della vita dei cittadini, secondo molti studiosi ed esperti in materia vedrebbe notevolmente assottigliarsi i suoi standard, gettando un’ombra sinistra sul futuro dei giovani castellani che prevedibilmente emigrerebbero verso siti più sicuri.

In poche parole il territorio nella sua complessità subirebbe una sensibile svalutazione senza ricevere alcun vantaggio tangibile che vada al di la di flebili e vaghe promesse. Ci chiediamo: tutto questo qui prodest? A chi giova? Perché l’inceneritore che ci si propone, anzi, sarebbe più corretto dire impone, è concepito per funzionare con tecnologie vecchie, superate e quindi più inquinanti rispetto a molti impianti in funzione nel mondo (Giappone, Germania, Emilia Romagna, Lombardia)? Perché le procedure per l’affidamento della costruzione e gestione di simile impianto appaiono così nebulose e poco trasparenti? Perché nel Lazio esiste un regime di sostanziale monopolio della questione smaltimento rifiuti? Chi ci assicura che Roncigliano, sede dell’inceneritore “più grande del mondo”, come qualcuno ha definito questa creatura, non sia una replica dei danni già sostenuti a Colleferro, con l’altro inceneritore, e nella valle del Sacco? Perché i cittadini e le istituzioni locali non sono state affatto consultate? I Castelli Romani non possono essere la discarica della capitale ne sono la dependance di qualche lobby. E’ forse vero che all’orizzonte c’è la costruzione di una ferrovia che trasporti qui i rifiuti non solo di Roma ma anche di tutto il basso Lazio? Questi quesiti travalicano i colori politici, li poniamo a tutti affinchè si possa far chiarezza.

Ci attendiamo dalla politica delle risposte chiare e conseguentemente coerenti. Evangelicamente esigiamo che i si siano si ed i no siano no, senza infingimenti e tatticismi, non ci sono elezioni e campagne elettorali alle viste. Il nostro è un chiaro, fermo e netto no all’installazione di quest’inceneritore tecnologicamente inadeguato e dannoso per tutti i Castelli Romani.

1 commento:

  1. Meta attraverso la voce del suo direttore Andrea Titti, esprime tutte la propria contrarietà alla tipologia dell impianto di incenerimento, che Regione Lazio e Provincia di Roma si ostinano a volere installare sul territorio di Albano Laziale.

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