Il Consiglio comunale ha votato le linee di
indirizzo per Albalonga. Il nuovo assetto ha come priorità la salvaguardia
dei servizi e del personale con la ridefinizione del perimetro della società.
Resteranno in gestione le farmacie comunali e i parcheggi, servizi in attivo,
su cui verrà costruito un apposito piano di risanamento che possa garantire
la copertura dei debiti maturati.
I servizi socio-assistenziali, educativi e culturali
(Teatro comunale - servizio uscierato, custodia e supporto logistico dei
Musei - servizio di vigilanza, assistenza, pulizia e piccola manutenzione
alle scuole infanzia paritaria - asili nido - assistenza domiciliare anziani
- ludoteca comunale) confluiranno in una nuova Azienda Speciale,
controllata dal Comune, come previsto da apposita normativa. Gli altri
servizi (bagni pubblici - pulizia uffici e stabili comunali - supporto alla
gestione dei tributi ed entrate patrimoniali - pulizia, riscossione e
pedaggio MOAL - servizio di conduzione e manutenzione palazzo di Giustizia)
seguiranno invece la strada della gara ad evidenza pubblica.
In questo modo si rispetta la normativa che prevede
la divisione tra servizi strumentali (finalizzati alla realizzazione
di un’attività a favore dell’ente locale che mantiene la titolarità del
servizio e provvede alla remunerazione della prestazione svolta) e servizi
pubblici locali (finalizzati alla produzione di beni e attività rivolti a
soddisfare bisogni della collettività, e sono infatti remunerati con una
tariffa a carico di quest’ultima).
«Queste nuove linee di indirizzo – afferma il
sindaco Nicola Marini – riteniamo siano la migliore soluzione per garantire
allo stesso tempo la salvaguardia dei servizi comunali e del personale, la
continuità aziendale dell’Albalonga e la ristrutturazione del debito maturato
con la precedente amministrazione. Inoltre, concetto sicuramente più
importante, garantisce il rispetto dell’evoluzione normativa, rispetto sul
quale nutro forti dubbi riguardo al passato, e che ha subito ripetute e
ravvicinate modifiche, restringendo notevolmente l’autonomia dei Comuni nella
gestione delle società partecipate».
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