Da Tora Bora
Le diciannovesime
olimpiadi moderne iniziarono a Città del Messico il 12 ottobre per
concludersi il 27 dello stesso mese, funestate dai fatti di Piazza
delle Tre Culture in cui circa 300 giovani persero la vita in una
manifestazione antigovernativa. L'evento già osteggiato in
precedenza da chi si preoccupava della salute degli atleti, che
lamentava il rischio per chi avesse tentato di battere un record del
mondo, invece vide grandi prestazioni e grandi polemiche. Nella
memoria collettiva il pugno chiuso di Tommie Smith e John Carlos,
rispettivamente primo e terzo, simbolo del black power, in segno di
protesta contro il razzismo. Dal punto di vista sportivo stupì il
mondo il salto di Bob Beamon che atterrò nel salto in lungo a un
“beamonesco” (aggettivo che nell'atletica e non solo, da quel
momento, descrisse un impresa incredibile) 8.90, record olimpico e
tuttora la seconda misura della storia al di là delle misure
“ventose”.
Un salto nella storia che fece dire al campione di
Melbourne, Lynn Davies, all'indizizzo del neo campione olimpico: “Tu
hai ucciso questa specialità”. Il salto in lungo non fu distrutto,
ma quel record del mondo fu battuto solo da Mike Powell ai campionati
mondiali di Tokyo del 1991. Domani spazio a Monaco 1972 ed a un altro
atleta che saltò nell'oro... tuffandosi in vasca.
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