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domenica 8 luglio 2012

CALCIO: L'EUROPEO AZZURRO DALLA SPAGNA ALLA SPAGNA - di Orson

Era partito con il pareggio nella gara d’esordio con la Spagna, 10 giugno, il nostro Europeo e si è concluso sempre con gli spagnoli questo emozionante mese calcistico, in una strana (ed insperata alla vigilia) finalissima terminata con una clamorosa sconfitta per 4-0 con conseguente caccia alle streghe da parte di molti acuti (?) critici del commissario tecnico Prandelli e della Nazionale.  Analizzando a freddo entrambe le gare con le furie rosse, già vincitori negli ultimi 4 anni di un Europeo e di un Mondiale si può giungere ad alcune conclusioni, tenendo conto dei tanti meriti di Prandelli ma di qualche errore durante le partite.
La Spagna, spesso partita lentamente nelle prime partite tra Europei e Mondiali, ci ha sottovalutato nella gara d’esordio, permettendo così agli azzurri di giocarsela alla pari, sfiorando la vittoria per le diverse occasioni non sfruttate da un' Italia che ha tenuto con padronanza il campo soprattutto nei primi 45’ :gli italiani hanno tenuto alto il loro baricentro e giocando con 5 centrocampisti(Pirlo, Marchisio e Motta al centro, sugli esterni Maggio a destra e Giaccherini a sinistra) e soli tre difensori non hanno sofferto il tiki-taka iberico, che consiste nel far circolare con calma in orizzontale la palla con passaggi rasoterra, e pur lasciando il maggior possesso di palla alla furie rosse li hanno pressati impedendoli di tessere con tranquillità il proprio gioco e quindi limitando la classe innata di Iniesta e la geometria di Xavi.  Dopo un primo tempo equilibrato dove comunque gli azzurri hanno creato maggiori occasioni nella ripresa Di Natale ha sostituito Balotelli che ha alternato buoni spunti ma senza incidere in zona goal a momenti di abulia. Ed i risultati non si sono fatti attendere ed abbiamo raccolto i frutti: Pirlo supera due giocatori spagnoli passando a Di Natale che davanti al portiere segna con un destro all’angolino. Non gustiamo neanche appieno il vantaggio e subiamo la doccia fredda del pareggio: con tre passaggi sullo stretto la Spagna libera il finto centravanti Fabregas che non ha difficoltà a segnare di sinistro con gli azzurri immobili. E’ un pareggio agrodolce (in una gara che si poteva vincere) perché decide già il proseguo del torneo, con la Spagna alla fine prima nel girone, nei quarti la modesta Francia e poi senza forzare il fumoso Portogallo di Ronaldo ai rigori in semifinale. Noi invece lo paghiamo amaramente questo pari alla lunga, così come quello successivo con i croati, poiché da questo momento il torneo per noi diventa un tour de force: costretti a battere con più goal l’Eire del Trap sperando in un mancato pari tra croati e spagnoli. Nei quarti altri 120’ dominati con gli inglesi creiamo una dozzina di azioni con nessun goal e quindi altre energie mentali spese nella roulette russa dei rigori ed infine lo spauracchio Germania nella semifinale con soli due giorni di riposo rispetto ai 4 dei tedeschi a causa della UEFA che concepisce un calendario assurdo che concentra un torneo di questo tipo in un solo mese e che permette sfasature tra le varie gare ad eliminazione diretta, quando la stanchezza e le tossine accumulate diventano fattori decisivi, ed in nome dell’audience televisiva non si consente siano giocate due partite ad eliminazione diretta lo stesso giorno magari ad orari diversi così da permettere pari condizioni tra le squadre, Italia e Spagna in questo caso, come avveniva 30 anni fa nel Mundial spagnolo quando il calcio aveva ancora una sua logica etica invece che prettamente affaristica. Battiamo sì chiaramente i tedeschi più di quanto dica lo striminzito 2-1 finale quasi dominando il primo tempo, concretizzando finalmente le nostre occasioni con Balotelli; tuttavia non riuscendo a chiudere nella ripresa la partita, segnando almeno il goal della sicurezza pur avendo almeno 5 nitide palle goal, gli azzurri sono costretti a spendere altre energie fisiche per rintuzzare gli attacchi teutonici : questi 90’+5’ di recupero molto dispendiosi(sommati a quelli delle precedenti partite) hanno pesato tantissimo nel recupero fisico di Pirlo e compagni giunti alla finale di Kiev con 5 partite intense e con giocatori recuperati alla meno peggio dopo duri infortuni ( Barzagli, Chiellini, Abate e Motta).Ci vorrebbe almeno un semi turn over in finale, viceversa chi ha giocato di meno e sarebbe più fresco viene ignorato. A Kiev i nostri giocatori cardine come Pirlo, De Rossi e Marchisio ormai spompati non riescono a reggere l’impatto del centrocampo spagnolo fin dall’inizio, anche per la scarsa vena di Montolivo che delude nel ruolo di trequartista e non riesce a servire a dovere l’abulico Balotelli, mentre un Cassano in non perfette condizioni incide pochissimo, c’è solo un tiro da fuori respinto dai pugni di Casillas. La Spagna, praticamente nella stessa formazione del primo match, ristabilisce le gerarchie del pre torneo e questa volta fa un pressing furioso soprattutto su un Pirlo davvero poco mobile in questa partita, giocando cortissima tra i reparti: Xavi prende le redini della partita ed Iniesta e Fabregas giganteggiano sui difensori italiani, ed è proprio Fabregas che con una conclusione alta sulla traversa fa capire quale sarà il leitmotiv di questa finale che già dopo un quarto d’ora vede gli spagnoli ipnotizzare questa volta gli azzurri con il loro tiki-taka. Il primo goal grazie ad un’azione di slancio di Iniesta che si “beve” sulla fascia Chiellini e crossa al centro per la punta Silva che di testa batte Buffon per l’iniziale 1-0;gli italiani sembrano in trance, Montolivo è un pesce fuor d’acqua non riuscendo a giocare palloni, Marchisio e De Rossi non riescono a fare il solito filtro a centrocampo perché gli spagnoli giocano a due tocchi senza dare punti di riferimento nella zona nevralgica ,così come in attacco dove non esistono punte fisse ma vari interscambi tra i giocatori, con i difensori che si spingono verso la porta italiana. Esemplare è il raddoppio iberico al 41° quando Balotelli perde malamente un pallone che finisce tra i piedi di Xavi(il migliore nella finale) che serve in verticale il difensore Jordi Alba che solo davanti a Buffon lo trafigge chiudendo praticamente i giochi per gli azzurri che nel frattempo hanno perso per infortunio il già acciaccato Chiellini sostituito da Balzaretti che almeno prova a spingere di più sulla fascia. Montolivo con un tiro da fuori impegna Casillas ma è poca roba. In teoria si potrebbe anche cercare una mission impossible ,invece Cassano esce per la solita staffetta con Di Natale che si rende pericoloso appena entrato ed almeno dà più verve ad una attacco azzurro pallido, pallido come del resto appare Pirlo davvero poco ispirato. Poi al 55’ l’errore più grave di Prandelli, la sostituzione di Montolivo con il non recuperato Thiago Motta che non è in condizione di giocare questa partita, così come non lo era Chiellini : gioca giusto un paio di palloni, poi tenta l'allungo e crolla a terra, toccandosi la coscia. Un nuovo infortunio muscolare, e non sono passati appena sei minuti: il centrocampista azzurro è costretto a uscire, giochiamo per mezz’ora in 10! I minuti rimanenti sono pura accademia per la Spagna, con Fernando Torres che centra il tris beffando Buffon con un preciso rasoterra, propiziando con un perfetto assist il poker di Mata.Una certa superiorità spagnola sugli azzurri c’è, inutile negarlo, ma non in queste proporzioni :se abbiamo solo noi segnato l’unico goal subito da Casillas ed arrivati vicini a batterli all’esordio non è un caso. Il punteggio ci mortifica, l’andamento del nostro Europeo no: abbiamo strameritato il secondo posto giocando anche un ottimo calcio. Rivincita con le Furie rosse rimandata alla Confederations Cup e soprattutto al Mondiale in Brasile tra due anni.

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