Certe cose sembrano non cambiare mai; la Germania è sempre forte, è sempre favorita; i suoi giocatori tanto poderosi quanto ingenui, a confronto della nostra italica malizia, e questo nonostante trapianti sempre più frequenti di turchi, africani e polacchi a variegare il DNA teutonico del team. In dieci match che contano, non ci hanno mai battuto, nemmeno quando partivamo, come oggi, da sfavoriti. Ieri purtroppo per loro si è svegliato Balotelli, finalmente implacabile davanti alla porta; Montolivo e Pirlo hanno comandato le operazioni con la calma dei campioni navigati, la difesa è stata meglio di un bunker, e poi, se perfino l'ectoplasmico Cassano di questi tempi tira fuori dal cilindro un assist di alta gioielleria, allora tanti saluti Germania, ci rivediamo alla prossima. Portate le birre, che alle cibarie ci pensiamo noi. Ma un post scriptum lo devo dedicare alla Rai; la TV nazionale sta offrendo un buon servizio, e sì, siamo un paese di criticoni, ma è impossibile non fare una riflessione sulla designazione di Bruno Gentili come telecronista per le partite degli azzurri.
Gentili è un'ottima voce radiofonica, e la sua sembra (è una mia supposizione) una scelta "esterna", un modo per non deludere nessuno degli altri papabili (Bizzotto, o Cerqueti per esempio), oltre che una preferenza piuttosto netta per un commento improntato alla sobrietà. In mezzo a tanti urlatori che ci sfondano i timpani durante tutta l'annata calcistica, l'idea è del tutto condivisibile, ma il Gentili prestato alla TV manca di quel pizzico di entusiasmo, di quella scintilla, nel lessico e nel tono, assolutamente necessaria per trasportarci in mezzo alle emozioni di un Campionato Europeo che a questo punto, toccando ferro, potremmo anche vincere. Eppure in radio (miracolo dei transistor) non sembrava. Forse i commentatori radiofonici sono così abituati a mitragliare parole, che quando hanno tempi più dilatati non sanno bene che fare.
Insomma ci toccherà proprio battere la Spagna domenica. L'Italia è già desta da un pezzo: vediamo se così si desta anche Gentili.
Gentili è un'ottima voce radiofonica, e la sua sembra (è una mia supposizione) una scelta "esterna", un modo per non deludere nessuno degli altri papabili (Bizzotto, o Cerqueti per esempio), oltre che una preferenza piuttosto netta per un commento improntato alla sobrietà. In mezzo a tanti urlatori che ci sfondano i timpani durante tutta l'annata calcistica, l'idea è del tutto condivisibile, ma il Gentili prestato alla TV manca di quel pizzico di entusiasmo, di quella scintilla, nel lessico e nel tono, assolutamente necessaria per trasportarci in mezzo alle emozioni di un Campionato Europeo che a questo punto, toccando ferro, potremmo anche vincere. Eppure in radio (miracolo dei transistor) non sembrava. Forse i commentatori radiofonici sono così abituati a mitragliare parole, che quando hanno tempi più dilatati non sanno bene che fare.
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