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lunedì 5 dicembre 2011

UN PASSO INDIETRO PER UN FUTURO MIGLIORE: L’AGRICOLTURA BIOLOGICA - di Valentina Ferraro


tratto dal mensile Argomenti di novembre 2011 

La qualità dell'alimentazione deve tornare al centro dell'attenzione dei consumatori. 


Il rapporto primordiale che l’uomo ha avuto con l’alimento è stato quello di utilizzarlo per soddisfare gli stimoli della fame e della sopravvivenza.Oggi, invece, questo rapporto è profondamente mutato e,in questi ultimi anni, è diventato complesso e difficile. Le scelte e le abitudini alimentari risentono dei cambiamenti di numerosi fattori di ordine culturale, economico, psicologico,emotivo e dai cambiamenti di stile di vita. Siamo talmente bombardati dalla pubblicità di innumerevoli prodotti, che risulta sempre più difficile districarsi tra gli scaffali dei supermercati e le bancarelle dei piccoli mercati. In tutto questo caos di informazioni si rischia di dimenticare le componenti della qualità di un alimento, rispetto alle attese del consumatore. Queste possono essere riassunte così: sicurezza ossia assenza di sostanze tossiche o dannose per la salute, qualità nutrizionale intesa come capacità dell’alimento di nutrire bene sia da un punto di vista quantitativo (calorie), che qualitativo (equilibrio di nutrienti) e qualità edonistica, che comprende due livelli uno sensoriale (sensazioni gustative, olfattive, visive, tattili) ed uno psicologico( legame all’origine territoriale del prodotto, alla protezione dell’ambiente,ecc). Ecco quindi, che subito viene da pensare all’agricoltura biologica: a quel metodo di coltivazione che vieta di norma l’utilizzo di OGM e di sostanze chimiche come pesticidi, fertilizzanti e antibiotici, mentre permette l’utilizzo di concimi naturali come il letame. Stesso discorso vale per gli allevamenti biologici in cui l’animale e il suo benessere acquistano importanza e quindi è vietato l’utilizzo di tutto ciò che non sia “naturale” per determinare un crescita più veloce o un irrobustimento. Purtroppo sappiamo che ogni prodotto della terra assorbe ciò che nella terra è stato versato, perciò con l’agricoltura convenzionale, che utilizza fertilizzanti chimici e antiparassitari per difendere le piantagioni, andiamo a ritrovare nei prodotti dei residui chimici (anche se ovviamento al di sotto dei limiti di legge). Per non parlare poi dei problemi ambientali dovuti ad esempio all’utilizzo di alcune pratiche come la monocoltura. L’agricoltura biologica, invece, non sfrutta in maniera indiscriminata le risorse naturali, ma realizza il principio ciclico della rotazione dei prodotti agricoli rispettando, quindi, i cicli naturali di rigenerazione del suolo. Sembrerebbe quindi tutto perfetto, se non fosse per il prezzo più alto di questi prodotti dovuto alle dimensioni delle aziende in genere piccole, alle produzioni non competitive economicamente e alla minore produttività. Ma è una differenza che vale la pena pagare se a giovarne è la qualità delle nostre ricette e la nostra salute, o no? In fondo “Dentro il piatto ci deve essere il tuo io” (Bruno Barbieri Chef) 



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