Ettore Scola al Cinema Nuovo Teatro di Palombara Sabina per riuscire a vedere l'ultimo film di Giuliano Montaldo, L'industriale distribuito in sole 85 copie. «Ormai la distribuzione italiana non ammette neanche un raffreddore o un'influenza. Quando il film era uscito - ha dichiarato Ettore Scola - mi ero promesso di andarlo a vedere, ma avevo la bronchite. La settimana dopo ero guarito, ma il film non era più nei cinema.
Non amo vedere i dvd, il rapporto con un dvd è diverso rispetto ad uno schermo grande». La piccola sala cinematografica della provincia romana, che da 27 anni ospita registi e attori del cinema italiano con il Festival delle Cerase, domenica pomeriggio ha accolto Giuliano Montaldo con un lungo applauso al termine della proiezione del suo film. Scola, durante il dibattito che ha coinvolto anche gli spettatori, si è complimentato con il regista genovese. «Andando a vedere i film italiani si pensa che il cinema abbia chiuso totalmente una sua stagione e che ormai i film che si possono fare sono solo quelle pseudo commedie italiane, perché forse c'è spazio solo per quelle. Allora uno decide di non andare più al cinema. Ma vedendo questa pellicola si vede come i film si possono ancora fare. Il cinema italiano è stato sempre legato alla realtà e la realtà italiana non è avara con gli autori, è ricca di temi e problemi. Ci vuole passione per il proprio mestiere e affezione per il proprio Paese. Oggi -- ha affermato Scola - dire ad un giovane che deve amare l'Italia, è una frase che fa ridere. Questo è un Paese impresentabile, non è amabile. Eppure facendo questo mestiere di comunicare agli altri qualcosa , bisogna amare il Paese in cui si lavora, amare le persone a cui ti rivolgi. Giuliano dimostra che si può ancora tener conto del pubblico che vedrà il film. Col suo tema della crisi mette chiunque davanti a se stesso. Ringrazio Giuliano per il film che ha fatto». L'industriale, probabilmente, non sarà l'ultimo film di Montaldo, classe 1930. Rivolgendosi a Scola lo ha invitato a tornate dietro la macchina da presa proponendosi come aiuto regista. Un simpatico dialogo tra i due maestri del cinema italiano: uno sul palco e l'altro seduto dalla parte degli spettatori. Peccato che la risposta di Ettore Scola non sia stata positiva. «Motore è una parola che ho dimenticato. Al massimo posso dire: motorino». Ma il cinema è un sogno e la speranza di vedere sul grande schermo un nuovo film firmato Scola nessuno la vuole perdere.
Non amo vedere i dvd, il rapporto con un dvd è diverso rispetto ad uno schermo grande». La piccola sala cinematografica della provincia romana, che da 27 anni ospita registi e attori del cinema italiano con il Festival delle Cerase, domenica pomeriggio ha accolto Giuliano Montaldo con un lungo applauso al termine della proiezione del suo film. Scola, durante il dibattito che ha coinvolto anche gli spettatori, si è complimentato con il regista genovese. «Andando a vedere i film italiani si pensa che il cinema abbia chiuso totalmente una sua stagione e che ormai i film che si possono fare sono solo quelle pseudo commedie italiane, perché forse c'è spazio solo per quelle. Allora uno decide di non andare più al cinema. Ma vedendo questa pellicola si vede come i film si possono ancora fare. Il cinema italiano è stato sempre legato alla realtà e la realtà italiana non è avara con gli autori, è ricca di temi e problemi. Ci vuole passione per il proprio mestiere e affezione per il proprio Paese. Oggi -- ha affermato Scola - dire ad un giovane che deve amare l'Italia, è una frase che fa ridere. Questo è un Paese impresentabile, non è amabile. Eppure facendo questo mestiere di comunicare agli altri qualcosa , bisogna amare il Paese in cui si lavora, amare le persone a cui ti rivolgi. Giuliano dimostra che si può ancora tener conto del pubblico che vedrà il film. Col suo tema della crisi mette chiunque davanti a se stesso. Ringrazio Giuliano per il film che ha fatto». L'industriale, probabilmente, non sarà l'ultimo film di Montaldo, classe 1930. Rivolgendosi a Scola lo ha invitato a tornate dietro la macchina da presa proponendosi come aiuto regista. Un simpatico dialogo tra i due maestri del cinema italiano: uno sul palco e l'altro seduto dalla parte degli spettatori. Peccato che la risposta di Ettore Scola non sia stata positiva. «Motore è una parola che ho dimenticato. Al massimo posso dire: motorino». Ma il cinema è un sogno e la speranza di vedere sul grande schermo un nuovo film firmato Scola nessuno la vuole perdere.
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