Una grande villa romana ed altre strutture, rinvenute nell’area tra la via Palianese e l’A1 Milano/Napoli, in territorio di Colleferro, sono l’ultima importante scoperta archeologica della zona. L’area, ancora sotto indagine, è stata oggetto di scavo di due bacini archeologici (saggi 2 e 4) nello spazio compreso tra via Fontana Barabba e via Fontana degli Angeli, nei pressi dell’impianto fotovoltaico, grazie ad una collaborazione tra imprenditoria privata, Soprintendenza ai Beni Archeologici del Lazio, Comune di Colleferro, Museo Archeologico del Territorio Toleriense di Colleferro, Soc. Cooperativa “Il Betilo”. Nei due scavi sono emerse rispettivamente le fondazioni di un grande edificio quadrangolare con due sepolture ed i resti di una grande “villa rustica”.
“Dal territorio continuano ad affiorare importanti testimonianze del passato – dicono il Sindaco Mario Cacciotti e l’assessore alla Cultura Cinzia Sandroni – che ci preoccupiamo di proteggere e custodire affinché non vadano perse. In più, intendiamo anche fare in modo di poterle rendere, il più presto possibile, fruibili a tutta la popolazione”. “Per quanto riguarda l’edificio – spiegano il direttore del Museo comunale, Angelo Luttazzi, e Mauro Lo Castro, che ha eseguito gli scavi -, sebbene l’interpretazione della funzione della struttura sia azzardata, alla luce della preliminarietà delle indagini ed a causa della condizione dei resti emersi, è possibile, comunque, valutando il contesto di collocazione dell'opera, a poche decine di metri da un importante incrocio viario di due strade di epoca romana: l’odierna Palianese ed il diverticolo di via Fontana Barabba che conduce sino alla via Labicana, scartare l’ipotesi di una costruzione di tipo abitativo; piuttosto, si può presumere si tratti di un luogo di culto (tempio, sacello, recinto sacro, ecc.). Quanto alle due sepolture, entrambe infantili, s’inquadrano cronologicamente tra il II ed il III sec. d.C.”. Sulla villa, la cui pianta si sviluppa attorno a due grandi cortili di forma quadrangolare affiancati l’uno all’altro, appare invece certa l’attribuzione funzionale rustico-residenziale, databile alla seconda metà del II sec. a.C., mentre le fasi relative al suo abbandono si datano al VI sec. d.C. Molti i settori rintracciati dagli scavi, tra cui un lungo portico, un locale nel quale avveniva la lavorazione dei prodotti del fondo circostante, in particolare vino, grano e olio, una fornace, una grossa cisterna alimentata da un canale sotterraneo, per garantire il rifornimento idrico. “Il panorama circostante – proseguono Lo Castro e Luttazzi -, caratterizzato da un piano collinare abbastanza dolce, con lievi variazioni altimetriche e ricco d’acqua, rappresentava un paesaggio ideale per l’impianto di ville rustiche destinate allo sfruttamento delle risorse del territorio. Non a caso nelle immediate vicinanze sono segnalate almeno altre due strutture tipologicamente simili (i siti n. 26 e 36 della Carta Archeologica del Comune di Colleferro) e ciò lascia supporre uno sfruttamento di tipo intensivo della campagna dell’ager signinus che lo scavo della villa contribuisce a inquadrare”.
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