Meta sin dalla sua prima uscita si era promesso di essere fattore attivo nella società in mutamento, ciò significa muoversi dentro ciò che vive e pulsa nel vissuto quotidiano delle persone. Nel cuore di questa crisi non possiamo non trattare temi che incidono nelle carni vive della nostra comunità, richiamandoci tutti verso un dovere civico che spesso dimentichiamo, chiudendo gli occhi su una realtà che sappiamo esistere ma che fingiamo lontana da noi. Le cronache dei telegiornali e dei media che ci parlano di suicidi, di aumento delle povertà, le apprendiamo come la trama di un film, o meglio di una fiction, buona per una serata ciarliera sul nostro salotto, ma difficilmente riscontrabile in concreto, nella realtà che viviamo in prima persona.
Quanto di più ingannevole purtroppo, infatti sempre più sono le famiglie che si trovano a combattere con problemi inaspettati soltanto fino a qualche settimana prima. Un posto di lavoro che viene a mancare, e subito l'equilibrio fino a quel momento mantenuto con decoro e dignità traballa, fino a crollare sull'orlo di un baratro. L'unica cosa di psicologico che questa crisi economica e sociale porta è la crescente difficoltà in cui versano un numero sempre maggiore di famiglie, costrette a fare i conti con l'impossibilità di far fronte ai bisogni primari, quale quello di mantenersi un tetto, un pasto e una sopravvivenza sufficente per i propri figli. La ferita si fa più profonda se ad essere colpite sono famiglie con disabili a carico, poco importa l'età degli stessi. Agli ostacoli di una burocrazia troppe volte sorda ai diritti e impotente rispetto alle esigenze delle persone. Meta ha sempre osservato con attenzione la questione sociale, non con l'occhio strumentale del populismo ma con la volontà attiva di sensibilizzare le autorità e la comunità tutta, verso coloro che vantano diritti ma non hanno voce per farli rispettare. Senza additare nessuno come capro espiatorio ma con l'intento che mira al coinvolgimento di tutti, al fine di risolvere i piccoli grandi problemi di ogni giorno, essenziali per la sopravvivenza dignitosa di tante troppe famiglie sul nostro territorio. La storia di Luana De Negri, della sua mamma Antonella e del suo papà, rappresenta l'esempio tangibile di come si passa in pochi attimi quella sottile linea rossa che separa le persone dalla difficoltà alla povertà. Il nostro richiamo non va verso una retorica richiesta caritatevole ma guarda al valore della solidarietà, che va oltre il singolo atto pur benemerito, ma intende richiamare l'intera società di Albano a quel senso di appartenenza comunitaria che dovrebbe legare gli individui a dei valori assoluti quali quelli del rispetto della persona umana, nei suoi bisogni primari. Diamo voce alla Signora Antonella Migliastro, per raccontarci la sua storia e quella di sua figlia Luana, che vorrebbe semplicemente poter vivere la sua vita da ventenne come tutti i suoi coetanei e come è nei suoi diritti costituzionalmente ed universalmente riconosciuti. Antonella e la sua famiglia vivono a Pavona e questa è la loro storia.
Quanto di più ingannevole purtroppo, infatti sempre più sono le famiglie che si trovano a combattere con problemi inaspettati soltanto fino a qualche settimana prima. Un posto di lavoro che viene a mancare, e subito l'equilibrio fino a quel momento mantenuto con decoro e dignità traballa, fino a crollare sull'orlo di un baratro. L'unica cosa di psicologico che questa crisi economica e sociale porta è la crescente difficoltà in cui versano un numero sempre maggiore di famiglie, costrette a fare i conti con l'impossibilità di far fronte ai bisogni primari, quale quello di mantenersi un tetto, un pasto e una sopravvivenza sufficente per i propri figli. La ferita si fa più profonda se ad essere colpite sono famiglie con disabili a carico, poco importa l'età degli stessi. Agli ostacoli di una burocrazia troppe volte sorda ai diritti e impotente rispetto alle esigenze delle persone. Meta ha sempre osservato con attenzione la questione sociale, non con l'occhio strumentale del populismo ma con la volontà attiva di sensibilizzare le autorità e la comunità tutta, verso coloro che vantano diritti ma non hanno voce per farli rispettare. Senza additare nessuno come capro espiatorio ma con l'intento che mira al coinvolgimento di tutti, al fine di risolvere i piccoli grandi problemi di ogni giorno, essenziali per la sopravvivenza dignitosa di tante troppe famiglie sul nostro territorio. La storia di Luana De Negri, della sua mamma Antonella e del suo papà, rappresenta l'esempio tangibile di come si passa in pochi attimi quella sottile linea rossa che separa le persone dalla difficoltà alla povertà. Il nostro richiamo non va verso una retorica richiesta caritatevole ma guarda al valore della solidarietà, che va oltre il singolo atto pur benemerito, ma intende richiamare l'intera società di Albano a quel senso di appartenenza comunitaria che dovrebbe legare gli individui a dei valori assoluti quali quelli del rispetto della persona umana, nei suoi bisogni primari. Diamo voce alla Signora Antonella Migliastro, per raccontarci la sua storia e quella di sua figlia Luana, che vorrebbe semplicemente poter vivere la sua vita da ventenne come tutti i suoi coetanei e come è nei suoi diritti costituzionalmente ed universalmente riconosciuti. Antonella e la sua famiglia vivono a Pavona e questa è la loro storia.
Antonella ci racconti quali sono le problematiche che la sua famiglia vive oggi?
"Da pochi mesi mio marito (disabile al 50%) ha perso il posto di lavoro, poichè la sua azienda, per la crisi, ha cessato l'attività. Da quel momento ci è venuta a mancare la più importante fonte di reddito con cui mandavamo avanti la famiglia. Siamo io, mio marito, e i nostri due figli, di cui uno in particolare, a causa della sua disabilità motoria, richiede delle attenzioni particolari. Tra poco più di un mese perderemo anche la nostra casa, perchè non abbiamo più la possibilità di pagare mensilmente l'affitto".
Come farete quindi?
"Fino ad oggi abbiamo vissuto anche grazie alla pensione di invalidità di mia figlia Luana, ma capite che è impossibile andare avanti così. Se io e mio marito infatti, non avremo problemi a dormire in macchina, fino a quando non potremo godere di un tetto, lei non può proprio adattarsi ad una simile esistenza, per ovvie esigenze fisiche oltre che per le più basilari norme di dignità. Ecco perchè, il nostro primo problema è stato trovare sistemazione per Luana, da una nostra parente che la potrà ospitare provvisoriamente. Ci costerà molto separarci da lei, e questo distacco non potrà che influire negativamente anche su Luana ovviamente".
Come vive questo momento Luana?
"Lei è una ragazza molto forte ed attiva, ha le sue amicizie, i suoi interessi, la sua vita, ma questa continua corsa a ostacoli per ottenere ciò che per diritto le spetterebbe ma nella realtà le è quotidianamente negato, la sottopone ogni giorno ad uno stress quasi insopportabile".
Ci faccia qualche esempio?
"Tantissime sono state e sono tutt'ora le battaglie che stiamo combattendo contro una burocrazia che sembra un muro di gomma. Abbiamo dovuto bloccare per due volte i binari del treno per ottenere la possibilità che Luana possa salire e scendere dallo stesso, e di conseguenza potersi muovere autonomamente. Le centinaia di barriere architettoniche che sono ancora disseminate sul nostro territorio, fino ad arrivare alla quasi impossibilità di recarsi a scuola, per la mancanza di mezzi adeguati di trasporto pubblico".
Si spieghi meglio: Luana non può andare a scuola?
"Non esattamente: Luana deve essere accompagnata a scuola con l'autobus, ma non esiste una fermata per passare a prenderla ed un mezzo munito delle necessarie strumentazioni per trasportarla. Siamo in attesa, dopo continue ed estenuanti segnalazioni alle autorità, di una risoluzione a questo serio problema, dato che il diritto allo studio dovrebbe essere garantito a tutti. Parlo di Luana perchè è mia figlia ma molti altri ragazzi e ragazze nelle sue stesse condizioni vivono i medesimi disagi".
Ci sono altre persone con le vostre stesse esigenze?
"Il fatto che quasi nessuno solitamente alzi la voce non significa che le cose che sollevo io oggi non siano comuni a tante altre famiglie di Albano e degli altri comuni. A volte la vergogna ci impedisce di portare all'attenzione di tutti i nostri problemi e aggiungo, i nostri diritti. Anche io, fino a ieri mi vergognavo della mia situazione, dell'impossibilità di dare ai miei figli un tetto ed una sussistenza, ma riflettendo bene ho compreso che nulla c'è per cui ci si debba vergognare nel rivendicare un diritto, da parte di chi nulla ha fatto per cadere nelle spire di questa crisi".
Le Istituzioni sono consapevoli di ciò che mi sta raccontando?
"Si, fino ad ora abbiamo ricevuto un piccolo sussidio mensile di sostegno al reddito di cento euro, e saltuariamente abbiamo percepito un piccolo contributo per il pagamento dell'affitto, ma con la perdita del lavoro per mio marito e le esigenze di Luana non bastano mai. Non chiediamo ne carità ne compassione ma l'opportunità di lavorare per poter sostenere un'affitto e ridare un tetto a Luana, essendo disponibili a qualsiasi tipo di attività, anche la più umile, pur di riavere nostra figlia sotto un tetto comune". La storia di Antonella e di Luana non è che una delle tante che ogni giorno bussano alle porte delle Istituzioni, sappiamo che a volte è impossibile dare risposte a tutti, perchè le casse comunali sono vuote, i tagli hanno colpito come pochi i fondi all'assistenza sociale, e mille altri motivi. Tuttavia non si può restare insensibili ed inerti davanti a simili storie. Non per riattivare un logorato circuito assistenziale ma per accendere una gara di solidarietà che coinvolga tutti, Istituzioni, politica e cittadini, per ridare il sorriso ed una speranza a queste persone, che con la schiena dritta vivono una condizione di prostrazione morale, ancor che economica. Esiste una galassia di persone che vivono la disabilità, in silenzio, che vedono l'unica via d'uscita nel rinchiudersi in casa ed in loro stessi, spesso avendo anche il peso delle ristrettezze economiche. Accendere i riflettori su questa realtà, trascurando molte costose futilità fonte di sperpero senza alcuna prospettiva di ritorno economico dell'investimento, rappresenta un richiamo che Meta vuol fare, non a questo o quel governante ma alla generalità degli individui e delle Istituzioni, affinchè, nelle condizioni attuali, si dia davvero la priorità alla risoluzione di queste problematiche. L'integrazione sociale dei disabili ed il loro coinvolgimento nella vita produttiva e nel processo di sviluppo del territorio è la prima occasione di riscatto per loro e di crescita per tutti noi, verso l'uscita da una crisi economica che, per troppi anni negata da chi la doveva fronteggiare, sta mordendo gli Italiani.
Grazie ai ragazzi di Meta per sostenere questa causa, auspichiamo davvero che si intervenga al più presto a sostegno di questa famiglia, che vive la sua difficilissima situazione con una dignità straordinaria.
RispondiEliminaMOVIMENTO DISOCCUPATI E PRECARI DI ALBANO LAZIALE