Qualità, attenzione al territorio, vicinanza, socialità, musica e ricerca delle tradizioni. Si è chiuso con un enorme successo il primo appuntamento, lo scorso fine settimana, con il Mercato del contadino dei Castelli Romani alle Mole e a villa Ferrajoli. «Un successo più che meritato – afferma il sindaco Nicola Marini – vista la qualità dei prodotti, l’attenzione all’ambiente, la disponibilità dei produttori a spiegare l’origine degli alimenti e la cornice di musica e balli che ha aiutato ulteriormente il dialogo tra le persone.
L’amministrazione si è sempre dimostrata sensibile su queste tematiche – conclude – che mettono in evidenza le bellezze del nostro territorio, dal punto di vista culturale, ambientale ed enogastronomico. Ringrazio quindi, l’assessore Sisti per il suo lavoro, l’associazione APS KM0 i Comitati di quartiere per la disponibilità e di tutti quelli che si sono spesi per la buona riuscita dell’iniziativa». «I mercati – fa eco l’assessore alle attività produttive Alberto Sisti – si sono rivelati un grande luogo di socialità. È questo uno dei punti fondamentali da mettere in risalto e da cercare di raggiungere anche per tutti gli altri mercati sul territorio». Centinaia di cittadini e anche di turisti si sono infatti ritrovati in un luogo comune, la piazza, dove poter conciliare non solo l’utile nel fare la spesa ma anche il dilettevole con la possibilità di incontrare persone, fare nuove amicizie e passare mezza giornata in modo differente. «Quando ci siamo attivati per promuovere, insieme all’assessore Sisti e al Consigliere Peduzzi, il mercato del contadino – fa sapere con una nota il Coordinamento dei Comitati di quartiere – onestamente non credevamo ad un riscontro così positivo sia nei prodotti che, soprattutto, nella partecipazione dei cittadini. La nostra soddisfazione è motivata dall’aver constatato negli “avventori” di sabato e domenica un’aria di comunità gioiosa che andava al di là dell’opportunità di assicurarsi un prodotto naturale, genuino e senza gli orpelli della normale distribuzione. Dobbiamo dire che l’organizzazione dell’associazione Consorzio KM zero è stata perfetta. Ma non ci dobbiamo fermare, piuttosto continuare perfezionando e accogliendo tutti i contributi di miglioramento dell’iniziativa in corso». «Ringraziamo il sindaco e gli amministratori della Giunta municipale, del Consiglio comunale, cittadini e comitati di quartiere per tutto quello che hanno fatto al fine di garantire il successo dell’iniziativa – fa sapere il portavoce dell’associazione Km 0 -. I due mercati contadini hanno offerto ai consumatori di Albano Laziale, dei Castelli Romani e di Roma la possibilità di acquistare prodotti di filiera corta e di qualità. I due mercati cittadini - che nessuna amministrazione comunale, nemmeno nelle grandi città, è riuscita ad inaugurare contemporaneamente - si svolgono in luoghi non serviti direttamente da pubblici esercizi o in giorno di chiusura domenicale. Si è stretto un patto, un’alleanza, tra consumatori, produttori ed amministrazione comunale per cercare, da una parte, di aiutare i consumatori a liberarsi dal monopolio di un’agroindustria che impone prodotti alimentari senza più legami con i territori d’origine e con i territori di vendita e, dall’altra, cercare di sostenere le attività produttive tradizionali legate all’agricoltura ed all’artigianato agroalimentare di qualità quali momenti di presidio del territorio e di protezione dell’ambiente. Con la filiera corta i consumatori diventano coproduttori perché interagiscono direttamente con i produttori del loro cibo, li “adottano”, e così li aiutano a garantire sempre elevati standard qualitativi». «Con il nostro progetto – continua la nota – speriamo di favorire, ad Albano Laziale e nei Castelli Romani, in controtendenza rispetto ai processi di globalizzazione dell’economia mondiale, la ricostruzione di un’economia rurale compatibile con l’uso sostenibile delle risorse naturali ed in grado di salvaguardare la biodiversità a rischio estinzione di questo territorio. Proprio in questa prospettiva stiamo cercando di spingere la Regione Lazio ad assumere iniziative volte alla tutela ed alla protezione del patrimonio genetico a rischio dispersione delle coltivazioni autoctone, come per esempio il famoso cavolo capoccione o di Albano Laziale». «Albano Laziale – concludono – per il nostro progetto non è un mero luogo geografico di produzione e consumo, ma un paesaggio umano in cui, attraverso il cibo del nostro progetto di alleanza, si incontrano memoria e futuro di un’intera comunità in continuo movimento».
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