Il governo di Silvio Berlusconi ha certamente molte responsabilità sullo stato attuale dell’economia nella nostra Patria, ma sarebbe miope e da stolti non prendere atto che a lavorare contro l’Europa e l’Euro, ci sono altre forze, ben più consistenti e pericolose, alcune palesi ed altre molto meno trasparenti. Certamente la crescita dell’Europa e della sua moneta all’interno del mercato mondiale, non è ben vista dall’alleato americano, il quale vedrebbe presentarsi, in un momento di debolezza dell’eurozona, come attore protagonista, capace di attrarre mercati e partnership, economiche e politiche, in modo autonomo rispetto ai decenni del dopoguerra.
Ciò andrebbe a ridisegnare gli equilibri di potenza nello scacchiere mondiale, unitamente ai paesi emergenti, i quali sarebbero molto più ben disposti a dialogare con il vecchio continente rispetto allo zio Tom, visto sempre con malcelato sospetto. Mal comune mezzo gaudio si direbbe: gli Usa in crisi non piangerebbero più di tanto se si arrivasse al fallimento del progetto europeo. Altro pericolo, non meno grave, è rappresentato dalla debolezza delle culture politiche europee attuali, le quali non sembrano capaci di reagire con mano ferma e risoluta, nei confronti delle questioni sul tappeto. In tal senso vanno viste le improvvide azioni del Governo greco, che davanti al montare della protesta di piazza contro le restrizioni per evitare il default, risponde con l’indizione di un referendum, che consegnerebbe la penisola ellenica al nord africa, recitando il de profundis per l’Euro. Papandreu non meno di altri rappresenta il prototipo di governante inadatto al nostro tempo, incapace di resistere all’ondata di antipolitica perché, pur essendo uomo di comprovata esperienza, si vede non supportato da una famiglia politica, quella socialista, la quale non è stata capace di proporre una piattaforma valoriale e programmatica comune, proponente un orizzonte di sviluppo e di riforme condiviso dai popoli. All’ombra di questi fatti agiscono tutte quelle forze che non mirano e non hanno mai mirato all’obiettivo della Nazione Europa, ma più utilitaristicamente, lavorano allo scopo di far prevalere gli interessi di pochi, mettendo i soliti noti alla guida dell’Europa. Per non usare troppe fumisterie retoriche, facciamo riferimento a quei settori della grande finanza e della grande industria, sostenuti dalla massoneria, i quali tessono la loro tela, avvalendosi e agendo attivamente sul processo di speculazione in atto, il quale vede ora al centro la nostra Italia. Anche gli assi politici più consolidati sono messi a rischio e vengono visti come un pericolo per costoro: come non vedere una qualche mano dietro alla permanenza di Bini Smaghi alla BCE a dispetto dei Santi? Siamo troppo maliziosi se diciamo che a molti in Germania non sta bene il rinnovato equilibrio con la Francia, e quindi si opera per rompere il fronte? Ogni nuovo assetto continentale è storicamente connesso al bilanciamento delle posizioni tra Francia e Germania, finché i due Stati hanno viaggiato di conserva si è vissuto uno sviluppo comune, allorquando questa alleanza ha visto compromettersi le sue fondamenta, l’Europa ha vissuto i suoi più dolorosi lutti. Noi crediamo che in Italia oggi, ogni nascente progetto politico non possa prescindere dall’avere come obiettivo finale la costruzione dell’Europa, proponendo un modello basato su una scelta di campo precisa, tra chi tende a costruire e chi lavora per destrutturare e destabilizzare.
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