E' arrivato il messaggio, quella pratica antica (di mesi) che un lungimirante esponente politico chiama “i messaggi da Tora Bora”. Il Cavaliere ha parlato ed il pensiero è alla Pecora, quell'animale a cui viene data la colpa di ogni cosa, come nella scena di Baaria. Un discorso anima e core quello del Cav: l'inizio è da solito refrain vado via “senza essere mai stato sfiduciato dal Parlamento” (volendo essere cattivi i 321 astenuti sul rendiconto finanziario dovevano votare contro e mandare tutto a carte quarantotto), ho “maggioranza assoluta” (si, 12 mesi fa), “mie dimissioni atto generoso” (embè...). Insomma come direbbe l'occhialuto direttore di Meta: “magna tranquillo”. Insomma un lungo e triste commiato il discorso di Berlusconi che nell'immagine di Sky Tg24 era mirabilmente riportato con affianco il riquadro con l'immagine della telecamera puntata al Quirinale sulla porta da cui tra qualche minuto uscirà Mario Monti.
Insomma si può parlare di aver giudato “governi longevi” di aver garantito con la discesa in campo “stabilità ed alternanza”, ma tutto suona come un sentito auto-epitaffio. Poi certo “è arrivato il momento di mettere alle spalle ogni faziosità “ che bisogna essere “uniti durante la crisi”, sorbirsi la lettura su una crisi, colpa “dell'Euro”, ma l'idea di un lagnoso finale rimane. Alla fine, una chiusura da “Granada” di Claudio Villa, che pare una minaccia e una promessa: “non mi arrenderò finchè non avremo ammodernato...” Come se Berlusconi arrivasse da Marte come gli uomini (mentre le amate donne arrivano da Venere, oltre che dall'Olgettina...), come se non avesse governato da 1000 giorni in questa legislatura, senza contare l'intero 2001-2006, lasciando da parte la parentesi del 1994. La chiosa poi è fantastica con l'augurio da buon padre di famiglia “trasformare in realtà sogni e progetti...” come fosse un Roberto Carlino di Immobildream qualsiasi. La cena s'avvicina, Monti a momenti uscirà presumibilmente incaricato dall'incontro con Napolitano, mentre tra meno di dodici ore apriranno i mercati, ma l'idea è sempre che per il Cavaliere sia sempre colpa della Pecora: Che tristezza...
Insomma si può parlare di aver giudato “governi longevi” di aver garantito con la discesa in campo “stabilità ed alternanza”, ma tutto suona come un sentito auto-epitaffio. Poi certo “è arrivato il momento di mettere alle spalle ogni faziosità “ che bisogna essere “uniti durante la crisi”, sorbirsi la lettura su una crisi, colpa “dell'Euro”, ma l'idea di un lagnoso finale rimane. Alla fine, una chiusura da “Granada” di Claudio Villa, che pare una minaccia e una promessa: “non mi arrenderò finchè non avremo ammodernato...” Come se Berlusconi arrivasse da Marte come gli uomini (mentre le amate donne arrivano da Venere, oltre che dall'Olgettina...), come se non avesse governato da 1000 giorni in questa legislatura, senza contare l'intero 2001-2006, lasciando da parte la parentesi del 1994. La chiosa poi è fantastica con l'augurio da buon padre di famiglia “trasformare in realtà sogni e progetti...” come fosse un Roberto Carlino di Immobildream qualsiasi. La cena s'avvicina, Monti a momenti uscirà presumibilmente incaricato dall'incontro con Napolitano, mentre tra meno di dodici ore apriranno i mercati, ma l'idea è sempre che per il Cavaliere sia sempre colpa della Pecora: Che tristezza...
P.S. Per la querela, come da buon duello dietro al convento se Silvio schiera il fido Ghedini, dall'Afganistan occupiamo un pozzo di petrolio e ingaggiamo la Buongiorno...
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