ALBANO. SE IL PDL RITROVA LA PACE E SANNIBALE FA IL SINDACO... - di Pasquino Castellano

Tra i due litiganti il terzo gode, si potrebbe dire così se davvero uno scenario apparentemente fantascentifico si realizzasse ad Albano Laziale. Nei primi venti mesi di legislatura il canovaccio politico è stato invariato: da una parte una maggioranza in eterna tarantella con i rimpasti, dall'altra una opposizione afflitta da labirintite, in una interminabile lotta sul filo dei nervi tra i due cofondatori del Pdl cittadino. Lungo le note di questo spartito si è suonata la musica fino ad oggi, ma prima o poi, per la legge dei grandi numeri qualcosa doveva accadere per sparigliare il campo.

La ragionevolezza e la logica vorrebbero che i litiganti si sedessero attorno ad un tavolo e la smettessero di far venire il torcicollo ai cittadini di centrodestra, che, se non in una maggioranza, si accontenterebbero di vedersi rappresentati almeno da una opposizione, fin qui tutt'altro che coesa e pronta al ricambio. Il nuovo anno sembra aver portato qualche lume dalle parti azzurre: pace fatta? Forse, ancora non si sa, non si capisce bene, ma nell'ultimo Consiglio Comunale i segnali per una ricomposizione si sono visti. Bene, tutto risolto quindi, dopo qualche mese di fisiologico assestamento, dopo la botta della sconfitta, via, si riprende di slancio superando le divergenze e le inevitabili rivalità personali. Ora manca solo il nome, si, il nome, il nome su cui investire politicamente e da presentare poi agli elettori alla prossima tornata elettorale. Qui casca l'asino. La pace sarà pur fatta, ma se dalla pace uscirà, a causa dei veti incrociati, l'impossibilità da parte del Pdl di esprimere un suo candidato alla carica di Sindaco che raccolga attorno a se il necessario consenso per puntare alla vittoria? Come si farà? E se si dovesse ricorrere alla riserva, ossia all'Udc? Quale il nome centrista di peso? Agli osservatori non verrebbe in mente altro che quello di un Sannibale. Esperienza, consenso, scaltrezza, un volto tutto sommato accettabile dalle anime del Pdl, che così troverebbero da un lato l'armistizio interno e dall'altro le chiavi di Palazzo Savelli. Per non dimenticare che sia Maurizio che Fabio Sannibale, prima di emigrare con Casini sono stati compagni di coalizione e di partito con chi oggi veste la casacca berlusconiana. Ma sarebbe tutto rosa e fiori? Numericamente non ci sarebbe storia: con un centrosinistra dilaniato dalle divisioni tra partiti e ridotto ai minimi termini, svuotato anche dall'appoggio dell'area moderata non ci sarebbe scampo. Per il super centrodestra sarebbe partita vinta quasi a tavolino. Ma gli elettori cosa ne penseranno? Cosa dirà un cittadino che ha visto Sannibale prima governare con Mattei e poi, per scelta politica, continuare a governare, ma con il centrosinistra? Gli iscritti ed i dirigenti del Pdl, sono disposti a fare, ancora una volta un passo indietro, dopo i fatti della "congiura di Febbraio 2011" ed il sostanziale fallimento nel mandare a casa Marini? L'operazione politica, se davvero fosse nei progetti e nei desiderata dei dirigenti pdiellini riuscirebbe ad accontentare tutti? Si perchè rinunciare al candidato Sindaco per il maggior partito in città sarebbe un segnale di impotenza politica, cattivo presagio per chi si apprestasse a governare per cinque anni. Per un Sindaco inoltre, sostanzialmente stretto nella morsa del partito che lo ha eletto gli spazi di autonomia sarebbero assai ridotti. La maggioranza e la giunta sarebbero ostaggi l'uno dell'altra con il rischio di paralisi amministrativa dietro l'angolo. In tutto ciò ovviamente parole quali rinnovamento, svecchiamento, apertura alla società civile, dialogo con le giovani generazioni, sarebbero un lontano ricordo, chiuso nel cassetto della partitocrazia. Ma si sa, non si può avere tutto dalla vita, i cittadini si accontentino di un Lucano. Ovviamente tutto ciò è frutto della fervida fantasia di un Paquino.