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martedì 17 gennaio 2012

DILEMMA VACCINI - di Valentina Ferraro

tratto dal mensile Argomenti di dicembre 2011 

Ogni anno gli italiani si ritrovano a discutere sulla scelta della vaccinazione 

Iniziano i primi freddi, i venti e le piogge e ricomincia la campagna per la vaccinazione, con le solite domande se sia giusto o no vaccinarsi. Partirei perciò dagli antipodi con la scoperta della vaccinazione, che rappresenta l’applicazione più famosa e di maggior successo nel settore della tutela della salute dell’uomo. Circa 200 anni fa, Jenner inizia la pratica della vaccinazione contro il virus vaioloso bovino. Da quel momento in poi la ricerca e la medicina hanno fatto numerosi passi in avanti.
Il vaccino, diciamo, è costituito da proteine complesse e da DNA provenienti da microrganismi o parti di essi, trattati adeguatamente in modo da non perdere le proprietà antigeniche: cioè la capacità di una molecola di essere specificamente riconosciuta dal nostro sistema immunitario, il quale produrrà anticorpi che si legheranno ad essa per inattivarla. Le distinzioni tra vaccini derivano dalle modalità di creazione ed astrazione delle sostanze vaccinali: vaccini vivi attenuati sono quelli che hanno avuto ampio successo,la strategia è quella di attenuare, attraverso mutazioni, la virulenza del virus e ridurre quindi la sua capacità di riprodursi nel nostro organismo e causare la malattia. Il vantaggio di tale vaccino è che poche dosi determinano l’immunità per tutta la vita ma il limite è, che si può verificare una regressione verso il ceppo virale selvaggio, pericoloso. Vaccini uccisi utilizzano germi interi non vivi che non possono creare, neanche in maniera lieve, la malattia ma non tutti sono efficaci e, inoltre, hanno come limite una minore efficacia protettiva e vanno somministrate più dosi. Vaccini che utilizzano frammenti di virus o tossine detossificate, in cui viene appunto rimosso una parte del virus o, nel secondo caso, la tossina. Ritornando a noi direi che, nonostante le critiche e le polomiche contro i vaccini obbligatori e le presunte patologie da essi causati, non possiamo che apprezzare i benefici apportati: come la scomparsa del vaiolo e della polio da molti paesi e la riduzione delle infezioni secondarie, talvolta fatali, causate dal morbillo (per citarne qualcuno). Perché, allora, siamo sempre propensi a vedere tutto ciò che va male? Forse perhé non viviamo in un paese del terzo mondo in cui si muore per manacanza di un banale vaccino? Indubbiamente ci sono stati vaccini sperimentali, non tutti hanno avuto l’effetto sperato, anzi, ma non facciamo di tutta l’erba un fascio. Non possiamo pensare che tutta la categoria dei medici e ricercatori complottino con le case farmaceutiche per interessi personali,che tutti remino contro l’umanità per creare nuove malattie invece di sconfiggerle. Ma d’altronde, e mi riallaccio al pensiero del premio Nobel per la fisica Max Plant: “Una nuova verità scientifica non trionfa perché i suoi oppositori si convincono e vedono la luce,quanto perché alla fine muoiono,e nasce una generazione a cui i nuovi concetti diventano familiari!

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