E' appena terminata la finale maschile dell'Australian Open 2012, ancora vincitore Novak Djokovic, da un anno ormai dominatore, o quasi, del tennis maschile mondiale. Una finale drammatica durata quasi sei ore di gioco, la più lunga dell'era Open, tra gli atti finali negli Slam. A Melbourne vincenti, sia al maschile sia al femminile, i due numeri uno dei rispettivi ranking, se per il serbo la vittoria era accompagnata dai favori del pronostico, al femminile la vittoria della bielorussa Viktoria Azarenka (che l'ha portata in vetta al ranking mondiale) non è una sorpresa assoluta, ma l'esito di un inseguimento di una vittoria in uno Slam, in particolare in quello australiano inseguita da qualche anno.
Non fortunata Vika nella terra degli aussies, due sconfitte, nel 2008 e nel 2009, con Serena Williams, poi vincitrice del torneo negli ultimi anni, mentre era in pieno controllo dei due match, piegata dal caldo torrido dell'estate in Oceania. Una vittoria resa autorevole da una finale letteralmente dominata al cospetto di una Maria Sharapova, che non ha fatto per nulla valere l'esperienza contro una debuttante in una finale Slam. La siberiana dopo aver esorcizzato lo spettro della Kvitova, vendicandosi nella sconfitta nell'ultimo Wimbledon, sembrava la naturale favorita, l'Azarenka ha dimostrato grande maturità regolando in semi Kim Clijsters, defending champion 2011. Per Nole un cammino nella seconda settimana di partite lunghe e faticose, al di là del punteggio ha battuto un coriaceo Ferrer in semifinale ed un commovente Murray, ancora una volta sconfitto dal futuro vincitore del torneo in Australia, dopo cinque lunghi e combattuti set, fronteggiando uno svantaggio di due set a uno dopo tre set. La finale poi, la più lunga della storia del torneo, ha vissuto molto sulla stanchezza del serbo, penalizzato da un calendario folle che l'ha costretto a giocare la semifinale un giorno e più dopo del maiorchino. Melbourne non è stato solo lo scontro tra i top player nelle fasi finali, al maschile da non dimenticare la battaglia tra Nadal e Federer, sconfitto lo svizzero in 4 parziali, al femminile nel weekend in gara, probabilmente, le vere prime quattro al mondo. Ancora una volta balza all'occhio l'assenza di Serena Williams, regolata in due rapidi set dalla Makarova in ottavi di finale, dalle fasi decisive del torneo, unica sorpresa la russa con la nostra Sara Errani, bravissima ad arrivare ai quarti di finale dopo aver regolato la Petrova al secondo turno. La nostra rappresentante ha ben approfittato di un tabellone “aperto” dalle sconfitte della Bartoli e soprattutto della Stosur, la grande delusa di questo torneo, sconfitta dalla Cirstea, che è stata estromessa dal torneo proprio dall'Errani al terzo turno. Italia che soprattutto al femminile si è tolta parecchie soddisfazioni con la finale nel doppio femminile, protagonista la stessa Sara che assieme a Roberta Vinci, si è piegata solo a Zvonareva/Kuznetsova, in finale. La tarantina ha colto anche una prestigiosa semifinale nel doppio misto assieme a quel Daniele Bracciali, che ora solo in doppio riesce ad esprimere quel talento intravisto troppe poche volte a livello individuale, risultato reso possibile dalla bella vittoria, al debutto, contro Peschke/Mike Byran, numeri uno del seeding,. Al maschile poca gloria per i nostri al di là della qualificazione di Matteo Viola e lo scalpo di Nicolay Davydenko da parte di Flavio Cipolla, al femminile saluta l'Italia Romina Oprandi, che da lunedì rappresenterà la svizzera, con la vittoria nell'ultimo derby contro Francesca Schiavone delusa dalla trasferta australiana al pari di Flavia Pennetta, che dopo la sconfitta e ritiro in finale ad Auckland, si è fatta sorprendere dalla russa Nina Bratchikova, al primo turno. Da segnalare il ritorno ad altro livello di Nishkori, che regolato in ottavi Wilfred Tsonga, si è regalato il quarto contro Murray. E' solo il 29 gennaio, ma già si chiude la prima fase dell'anno tennistico, si vola negli States per il “cemento” americano, il prossimo Slam è lontano oltre 100 giorni, ma di tennis nella strada che porta a Parigi ne avremo tanto da vivere e da raccontare.
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