Corsi e ricorsi storici. Aukland 20 giugno 1987 Nuova Zelanda batte Francia 29-9 e vince il primo Mondiale di rugby. Aukland 23 ottobre 2011 Nuova Zelanda –Francia 8-7 e gll All Blacks ritornano sul tetto del Mondo,dopo 24 lunghi anni passati ad ingoiare amarezze tra un haka haka ed i favori del pronostico che li indicavano come favoriti sempre disattesi. L’eterna delusione, perdere anche questa volta sarebbe stato un “suicidio”.
La vittoria degli All Blacks,che stanno al rugby come i brasiliani al calcio, non fa una grinza vedendo l’andamento del torneo,statisticamente parlando: 7 vittorie consecutive, battendo 2 volte i francesi e soprattutto in semifinale gli odiati “cugini” australiani. Però, finale compresa, non sempre le prestazioni sono state all’altezza del potenziale offensivo da dream team della palla ovale: dopo una prima fase superata in carrozza (imposto alla Francia un 37 a 17) non troppo convincente il primo tempo con l’Argentina nei quarti(poi regolata nella ripresa 33-10) e con i canguri hanno sì segnato 20 punti ma frutto di una sola meta mentre il resto lo hanno fatto i calci di punizione ed i drop realizzati soprattutto nella prima frazione, mentre nella ripresa hanno badato a controllare in difesa (non subendo mete), ma senza spingere più di tanto sull’acceleratore per divertire i propri supporters. Questo piccolo preambolo serve a spiegare l’andamento della finale ed il punteggio striminzito con la quale si è chiusa, non mantenendo le attese in quanto a spettacolarità e confermando un vecchio adagio che vale per tutti gli sport: ovvero le finali sono sempre partite che vivono sul tatticismo e sulla paura da parte di entrambe le squadre di sbagliare una mossa in virtù dell’altissima posta in palio. Quando a ciò aggiungi che le aperture (che nel calcio sarebbero i registi) di entrambe le squadre, Parra per i transalpini e Cruden per i neozelandesi, si sono infortunate durante il primo tempo è chiaro che la fluidità di gioco ne risenta e quindi anche lo spettacolo. Primi minuti di match fatti di mischie e poco altro,con i due team che puntano ad annullarsi a vicenda, ma l’equilibrio viene rotto al 14’ perché dopo una rimessa laterale a loro favore, sono i padroni di casa a passare grazie al lavoro di Kaino che sale in cielo a raccogliere al volo il pallone e lancia per l’accorrente pilone Woodcock abile ad incunearsi nella retroguardia avversaria correndo per una decina di metri e depositando indisturbato in meta. E’ 5-0 per i padroni di casa che sul piano del gioco cominciano a fare di più, ma il punteggio rimane tale per tutti i primi 40’ perché i tiratore scelto degli All Blacks, Weepu, sbaglia per tre volte consecutivi altrettanti calci di punizione. E così al fischio dell’arbitro Joubert (coadiuvato dal romano Giulio De Santis ) i blues sono ancora in gioco,nonostante i pronostici ed il risultato del match precedente li dessero per chiari sfavoriti. Nella ripresa il calcio di punizione del neozelandese Donald al 5’ fissa il punteggio sull’8-0 ed il pathos per gli spettatori sembrerebbe destinato ad andare a farsi benedire, invece tre minuti più tardi un’azione abbastanza elaborata dei francesi dà la possibilità a Dusautoir di trovare il pertugio giusto schiacciando in meta e permettendo a Trinh-Duc di aggiungere altri due punti grazie alla trasformazione conseguente alla meta.Il punteggio è 8-7 ;mancherebbe quasi mezz’ora alla fine,un tempo sufficiente per vedere altre mete o trasformazioni. Purtroppo non accade nulla di ciò, e l’unica vera emozione la si ha al 23’ quando sempre Trinh-Duc, con un calcio di punizione centrale, da circa 48 metri, avrebbe l’occasione del sorpasso francese. Ma il finale è già scritto dagli “dei” della palla ovale,e non prevede che gli underdog possano vincere e rovinare la festa di un intero popolo, ed infatti il pallone non centra i pali e gli ultimi minuti sono uno sterile possesso dei blues che non porta ai frutti sperati e la Nuova Zelanda torna ad essere Campione del Mondo. Un torneo complessivamente divertente in alcune partite, in altre, finale compresa, troppo tattiche e poco spettacolari. New Zeland ha fatto il suo dovere, niente di più qualcosina di meno. I Galletti dopo una prima fase disastrosa si sono riavuti con le Britanniche: prima battendo,contro pronostico, l’Inghilterra e poi la sorpresa del torneo Galles che è comunque arrivato quarto. I francesi sono stati fortunati ad evitare l’Australia che si era “suicidata” nel gironcino perdendo con l’Irlanda e quindi compromettendo le chance di arrivare almeno in finale,considerando che doveva battere Sud Africa e padroni di casa in successione. Ce l’ha fatta con i primi faticando,mentre con i secondi ci ha rimesso le penne ed è si è dovuta accontentare della terza piazza.
La vittoria degli All Blacks,che stanno al rugby come i brasiliani al calcio, non fa una grinza vedendo l’andamento del torneo,statisticamente parlando: 7 vittorie consecutive, battendo 2 volte i francesi e soprattutto in semifinale gli odiati “cugini” australiani. Però, finale compresa, non sempre le prestazioni sono state all’altezza del potenziale offensivo da dream team della palla ovale: dopo una prima fase superata in carrozza (imposto alla Francia un 37 a 17) non troppo convincente il primo tempo con l’Argentina nei quarti(poi regolata nella ripresa 33-10) e con i canguri hanno sì segnato 20 punti ma frutto di una sola meta mentre il resto lo hanno fatto i calci di punizione ed i drop realizzati soprattutto nella prima frazione, mentre nella ripresa hanno badato a controllare in difesa (non subendo mete), ma senza spingere più di tanto sull’acceleratore per divertire i propri supporters. Questo piccolo preambolo serve a spiegare l’andamento della finale ed il punteggio striminzito con la quale si è chiusa, non mantenendo le attese in quanto a spettacolarità e confermando un vecchio adagio che vale per tutti gli sport: ovvero le finali sono sempre partite che vivono sul tatticismo e sulla paura da parte di entrambe le squadre di sbagliare una mossa in virtù dell’altissima posta in palio. Quando a ciò aggiungi che le aperture (che nel calcio sarebbero i registi) di entrambe le squadre, Parra per i transalpini e Cruden per i neozelandesi, si sono infortunate durante il primo tempo è chiaro che la fluidità di gioco ne risenta e quindi anche lo spettacolo. Primi minuti di match fatti di mischie e poco altro,con i due team che puntano ad annullarsi a vicenda, ma l’equilibrio viene rotto al 14’ perché dopo una rimessa laterale a loro favore, sono i padroni di casa a passare grazie al lavoro di Kaino che sale in cielo a raccogliere al volo il pallone e lancia per l’accorrente pilone Woodcock abile ad incunearsi nella retroguardia avversaria correndo per una decina di metri e depositando indisturbato in meta. E’ 5-0 per i padroni di casa che sul piano del gioco cominciano a fare di più, ma il punteggio rimane tale per tutti i primi 40’ perché i tiratore scelto degli All Blacks, Weepu, sbaglia per tre volte consecutivi altrettanti calci di punizione. E così al fischio dell’arbitro Joubert (coadiuvato dal romano Giulio De Santis ) i blues sono ancora in gioco,nonostante i pronostici ed il risultato del match precedente li dessero per chiari sfavoriti. Nella ripresa il calcio di punizione del neozelandese Donald al 5’ fissa il punteggio sull’8-0 ed il pathos per gli spettatori sembrerebbe destinato ad andare a farsi benedire, invece tre minuti più tardi un’azione abbastanza elaborata dei francesi dà la possibilità a Dusautoir di trovare il pertugio giusto schiacciando in meta e permettendo a Trinh-Duc di aggiungere altri due punti grazie alla trasformazione conseguente alla meta.Il punteggio è 8-7 ;mancherebbe quasi mezz’ora alla fine,un tempo sufficiente per vedere altre mete o trasformazioni. Purtroppo non accade nulla di ciò, e l’unica vera emozione la si ha al 23’ quando sempre Trinh-Duc, con un calcio di punizione centrale, da circa 48 metri, avrebbe l’occasione del sorpasso francese. Ma il finale è già scritto dagli “dei” della palla ovale,e non prevede che gli underdog possano vincere e rovinare la festa di un intero popolo, ed infatti il pallone non centra i pali e gli ultimi minuti sono uno sterile possesso dei blues che non porta ai frutti sperati e la Nuova Zelanda torna ad essere Campione del Mondo. Un torneo complessivamente divertente in alcune partite, in altre, finale compresa, troppo tattiche e poco spettacolari. New Zeland ha fatto il suo dovere, niente di più qualcosina di meno. I Galletti dopo una prima fase disastrosa si sono riavuti con le Britanniche: prima battendo,contro pronostico, l’Inghilterra e poi la sorpresa del torneo Galles che è comunque arrivato quarto. I francesi sono stati fortunati ad evitare l’Australia che si era “suicidata” nel gironcino perdendo con l’Irlanda e quindi compromettendo le chance di arrivare almeno in finale,considerando che doveva battere Sud Africa e padroni di casa in successione. Ce l’ha fatta con i primi faticando,mentre con i secondi ci ha rimesso le penne ed è si è dovuta accontentare della terza piazza.
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