Insomma il calcio in Argentina e nel Sud-America in generale, è passione ed anche dramma, una correlazione spesso inscindibile:
la retrocessione del River Plate di qualche ora fa, rientra quasi nella "stupida" normalità di tutto ciò, non sono bastati giocatori anche di grido Carrizo, Pavone, il giovane fenomeno Lamela, l'intramontabile Almeyda, è contata la crisi economica che ha investito l'ex club di Omar Sivori, una rosa ricca di campioni vecchi e stanchi, però, che il Belgrano ha prima domato nello spareggio salvezza qualche giorno fa (vinto 2-0 n.d.r.) in casa, per poi impattare al "Monumental" oggi !
Nella "stupida" normalità ci sono scontri che fino a poche ore fa hanno tinto di sangue la retrocessione del River, 43 i feriti tra i tifosi da sommare ai 10 agenti di polizia in ospedale, ad ora, i giocatori ancora adesso nella pancia del proprio stadio ed un senso di vuoto per tutti.
Una crisi che porta il River in seconda divisione, ci porta 33 titoli nazionali e 2 Libertadores, un simbolo del calcio argentino, stinto dagli eventi, ma pur sempre il club sinonimo del "Clasico", il derby con il Boca (che dopo 110 anni di storia, non si svolgerà nel 2012) e d'Italia, tanti i giocatori venuti a militare nella nostra serie A (il prossimo il giovane Lamela a Roma, sponda giallorossa, probabilmente).
Peccato sperando che sia una piccola parentesi e di rivedere i "millionarios" già tra pochi mesi tra i club protagonisti in patria e nel mondo.
Nicola Gallo ci racconta, a caldo, le sensazioni degli appassionati di calcio dopo la retrocessione del River Plate, nel campionato di Clausura 2011.
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