Ogni giorno si sente parlare di multiculturalità, interculturalità, ma che significato hanno queste parole nella vita di ogni giorno?
È importante sapere le differenze culturali che ci sono tra i popoli, è importante rispettare queste differenze, ma soprattutto è importante rispettare le persone e per farlo non possiamo prendere in considerazione solamente la Cultura, dobbiamo capire che ognuno ha una sua vita, le sue esperienze e per rapportarci bene con il prossimo dobbiamo conoscerlo.
È per questo motivo che abbiamo deciso di parlare e farci raccontare la vita di un ragazzo, che chiameremo "Ahmed".
Ahmed venne in Italia dall’Etiopia, con un visto per turismo, all’età di 17 anni, insieme al fratellino di 7 anni e alla sorella di 15. Ci racconta che di quel periodo ricorda la guerra che c’era tra il suo paese e l’Eritrea. Lui è figlio di padre eritreo e madre etiope e viveva in un quartiere italiano in Etiopia.
Un giorno dovette nascondersi nella sua scuola, era ricercato dalla polizia poiché figlio di un eritreo.
Quando venne trovato l’ambasciata si mosse per farli scappare e così lui e due dei suoi tre fratelli vennero mandati in Italia.
Intanto il padre venne arrestato e portato in una prigione etiope, dalla quale riuscì a fuggire ed a raggiungere altri eritrei per mettersi in salvo; la madre impaurita da questa situazione fece le pratiche per l’asilo politico in Australia e si trasferì.
“Quando siamo arrivati nel vostro paese - ci racconta Ahmed - abbiamo notato un’enorme differenza; sono quasi impazzito quando ho visto i motorini, non li avevo mai visti neanche nelle riviste.
I primi tempi venivamo aiutati economicamente da nostra madre, ma dopo ho iniziato a lavorare per mantenere me e i miei fratelli. Inizialmente vivevamo da uno zio, ma dopo un po’ di tempo, a causa dell’elevata somma di denaro che chiedeva per l’affitto, ci siamo trasferiti in una casa a quattro chilometri dalla fermata dell’autobus e così ho iniziato a muovermi prima con la bicicletta e successivamente con dei motorini… più o meno a norma.
L’Italia mi sorprese in molti aspetti, ma una delle prime cose che notai fu il poco rispetto che c’è tra giovani ed anziani ed il fatto che gli uomini dicono le “parolacce” davanti alle donne.
Per quanto riguarda la cultura italiana, penso che l’Italia sia come un libro antico che contiene molte storie, le quali hanno alla base profonde radici cristiane.
Il periodo natalizio è il più bello di tutti perché esce fuori questa tradizione, e io la rispetto, infatti porto sempre dolci, spumante ed auguri ai miei amici ed ogni 25 Dicembre vado a fare volontariato alla Caritas di Ostia.
Io rispetto la vostra cultura, infatti mi distacco dai fatti di terrorismo e morti che spesso macchiano la nostra cultura, quelli non sono fedeli musulmani, ma stupidi che prima o poi si pentiranno, ma dopotutto ogni cultura ha i suoi sciocchi. Mi distacco anche dalla polemica del crocifisso, perché, quel simbolo, rappresenta la vostra cultura, e poiché l’Italia è uno stato democratico va rispettata la maggioranza e la maggioranza è cristiana.
Mi piacerebbe però che anche la nostra cultura venisse rispettata completamente, infatti spesso abbiamo problemi a festeggiare le nostre festività, poiché a lavoro non ci è concesso; resto molto affezionato al corano, ai suoi insegnamenti e ai ricordi legati alla preghiera nel mio paese. Ricordo che si pregava tutti insieme in uno stadio, c’era questo fiume di gente con il tappetino”.
Hai subito atti di razzismo in Italia?
“Si, ci sono stati atti di razzismo nei miei confronti più o meno gravi, l’ultimo qualche giorno fa; guidavo e c’è stato un tamponamento, la signora che era nella macchina davanti quando mi sono avvicinato per chiedere come stava mi ha risposto – SIETE UN PROBLEMA NEL NOSTRO PAESE, VOI UCCIDETE! - io ho semplicemente risposto – SIGNORA STA BENE? COMUNQUE NON FACCIA DI TUTTA L’ERBA UN FASCIO - .
Tuttavia non sono questi i ricordi più importanti che terrò dell’Italia nella mia vita, il mio sogno è viaggiare e in questi viaggi sentirò la mancanza di questa terra alla quale sono molto affezionato.
Ma il mio desiderio più grande è uno, riunire la mia famiglia”.
di Michela Antonioni.
Michela Antonioni attraverso il racconto di un giovane immigrato africano ci propone uno spaccato di convivenza civile tra religioni e culture diverse.
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