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domenica 5 giugno 2011

LA NUOVA CULTURA ECOLOGICA DEVE PARTIRE DALLA GENTE - di Stefano Tangorra

Credo che noi, cittadini dei Castelli Romani, dobbiamo considerarci dei privilegiati, vista la fortuna che abbiamo di vivere in un’area che, insieme ad altre innumerevoli gemme paesaggistiche, naturalistiche ed architettoniche che costellano lo Stivale, costituisce quel patrimonio territoriale ed ambientale che a lungo ha reso il nostro Paese un punto di riferimento a livello mondiale, dal punto di vista culturale, storico, ambientale e turistico. Un patrimonio che però deve essere protetto; l’ambiente, inteso nella sua accezione più ampia,  “non è per sempre”. Deve essere continuamente  tutelato, agendo in piena armonia con esso, gestendo le sue risorse anziché sfruttarle. 



L’assunzione di tale consapevolezza deve necessariamente accompagnarsi alla diffusione di una profonda cultura ambientale. La sensibilizzazione della popolazione, in tutte le sue fasce, nei confronti di tematiche quali la sicurezza ed il rispetto dell’ambiente, è un obiettivo fondamentale che non può essere sottovalutato ed accantonato, dato che è propedeutico all’elaborazione ed implementazione delle politiche ambientali. Troppo spesso si parla di strategie ed interventi, senza che ci si preoccupi prima di educare la popolazione ad affrontare determinate problematiche.

Oggi, nell’area castellana e, più in generale, nell’intera Provincia di Roma, l’urgenza più pressante in ambito ambientale, è la necessità di ristrutturare l’intero ciclo di gestione dei rifiuti. Fino ad ora, i singoli Comuni dei Castelli Romani non sono stati in grado di armonizzare le loro strategie; una mancanza che si è palesata in maniera preoccupante nel momento in cui è iniziato lo scontro politico-legale attorno alla costruzione dell’inceneritore nella zona di Roncigliano (Albano Laziale), e in seguito alle criticità connesse alle discariche regionali, in particolar modo l’ormai satura Malagrotta, che fanno intravedere anche per Roma il serio pericolo di un’emergenza rifiuti simile a quelle sviluppatesi in Campania ed in Sicilia, minacciando la sicurezza ambientale di un territorio assai esteso.

Gli interventi per scongiurare tale pericolo, in realtà, non mancano. La Provincia di Roma nel gennaio 2006 ha pubblicato un bando rivolto a tutti i Comuni che, come partner della Provincia stessa, avrebbero imboccato la via della raccolta differenziata porta a porta. Stando al “Rapporto Rifiuti” di quello stesso anno redatto dall’Osservatorio Provinciale Rifiuti, furono 115 i Comuni che aderirono al bando. A distanza di quattro anni, i progetti sono stati elaborati, presentati e, in alcuni casi, implementati. La situazione ai Castelli Romani è caratterizzata però da forte disomogeneità. Ariccia e Ciampino risultano essere i Comuni più virtuosi, con livelli di raccolta differenziata che si aggirano attorno al 65%. Albano ha già pronto un progetto di raccolta differenziata porta a porta, ma prima di tutto è necessario stabilire la locazione dell’isola ecologica, senza il quale non si può avviare il nuovo modello di raccolta rifiuti. Per il resto, nel bacino castellano c’è un contesto assai variegato con Comuni che hanno iniziato a muovere i primi passi, ed altri che invece sono ancora in una fase di stallo. Questa confusione non giova a nessuno.  E’ necessario perciò che  le singole amministrazioni comunali si muovano, ciascuna tenendo conto delle proprie specificità, sviluppando un approccio globale ed omnicomprensivo, unica soluzione ad un problema articolato quanto complesso da risolvere.

Come detto però, ogni strategia risulta incompleta se non si promuove tra i cittadini una profonda cultura ambientale. Credo che, da questo punto di vista, troppo poco è stato fatto dalle diverse amministrazioni comunali, salvo lodevoli eccezioni.  L’opera di educazione e sensibilizzazione della popolazione, per essere realmente efficace, deve essere portata avanti in maniera capillare e continuata, poiché attività isolate finiscono per perdere qualsiasi valenza; un’opera che naturalmente deve partire dalle scuole di ogni ordine e grado. L’educazione ambientale in ambito scolastico però non basta. E’ necessario che ogni cittadino maturi la consapevolezza che la tutela ambientale non è responsabilità esclusiva degli amministratori locali, ma che essa si genera dalla popolazione tutta, attraverso l’adozione di comportamenti virtuosi, primo fra tutti la riduzione dei rifiuti pro-capite prodotti.

E’ in questa fase che la società civile deve svolgere un ruolo determinante. Da un lato promuovendo la coscienza sociale, partecipando con proposte attive volte a mettere la cittadinanza in condizioni di comprendere ed affrontare la problematica dei rifiuti; dall’altro incentivando la responsabilità politica, esercitando  uno stimolo continuo nei confronti delle amministrazioni comunali affinché si impegnino nell’implementazione dei programmi incentrati sulla raccolta differenziata, in particolare quella porta a porta, e affinché creino collegamenti tra i Comuni più virtuosi e quelli che denotano un ritardo per quanto riguarda una corretta gestione del ciclo dei rifiuti, al fine di armonizzare le politiche adottate nell’intera area castellana, favorendo quell’approccio multilaterale al problema, che è l’unico modo per intervenire in maniera incisiva.

di Stefano Tangorra.

1 commento:

  1. La cultura ecologica deve partire dai cittadini prima che dalle istituzioni, un ringraziamento a Stefano Tangorra per il suo contributo sull'argomento.

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