Dalle montagne afgane giunge fino alle nostre foreste
l’eco di un p i a n t o l o n t a n o ,
distorto, quasi impercettibile, quasi che qualche “vedova” rimpianga la prematura dipartita di un qualche congiunto, il quale, diciamocelo, in vita non è stato uno stinco di santo, ma da “morto”, tutto si “livella”, come direbbe Totò. Dalla sua scomoda “latitanza”, Eretico rammenta i bei tempi che furono, quelli dei chiassosi salotti del lunedì calcistico, che ci allietavano tutti nel loro apparecchiato frastuono, che ci raccontavano una realtà tra il verosimile e la fiction, fino a quando il giocattolo si è rotto, fino a quando una giustizia, a volte sommaria a volte parziale, molto parziale, ha decapitato la testa del calcio Italiano.
Da ciò molta acqua è passata sotto i ponti, molti i superstiti di una barca che ancora beccheggia pericolosamente tra ipocrisie, connivenze e false verità. Lungi da noi ergerci a paladini dell’ eleganza di “casa Moratti”, viste anche le performance di donna Letizia, lo stile non alberga più in quel casato, e, per noi a dire il vero, raramente ha bussato a quel portone. Lungi ancor di più, però, rimpiangere i “bei tempi” del Luciano nazionale, no, non Gaucci, ma Moggi, il “Direttore”, che ancora oggi, in quanto a perizia e competenza calcistica, in Italia, non ha pari. Non possiamo dimenticare, da innamorati del bianconero che si staglia sotto la Mole, tanto i successi quanto le ferite che ancora sanguinano, per una condotta dirigenzial-arbitrale, disinvolta, per così dire.
Potremmo spaccare il capello in quattro analizzando il traffico telefonico, non siamo tra i lapidatori ma neppure tra i riabilitatori, magari solo perché ciò che c’è oggi è più o meno simile a ciò che ci ha fatto male ieri. Comprendiamo lo spirito di rivalsa e la sete di verità, la quale ancora deve essere fatta a pieno su molte vicende, ma la nostra sete non potrà mai essere soddisfatta da una brodaglia limacciosa che mischia Galliani e Allodi, per arrivare al punto da farci digerire persino la favola della purezza milanista, offerta in sacrificio all’altare dell’anti interismo militante.
No, non possiamo tagliare le nostre affilate unghie per carezzare il capo del Vice Presidente Vicario, o per stirargli la gialla cravatta. Non sappiamo se dietro l’affossamento della Juve ci fosse un “grande vecchio”, nei retroscena giustificazionisti gli esperti sono gli amici romanisti, siamo tuttavia consapevoli che un bagno d’umiltà in serie B, che ridesse un po’ di lucentezza a quel bianco ed un po’ di nitidezza a quel nero, era necessario, era giusto. Caro Eretico, conveniamo con la tua indignazione verso i becchini vestiti di rosa, conveniamo con te quando ti scagli contro gli scudetti di cartone, comprendiamo assai meno, quando ti lasci accecare, in buona compagnia a dirla tutta, da ciò, e trascuri, per non dire dimentichi, che il vero scandalo, non fu lo scudetto a tavolino, regalato da qualche commercialista a Moratti, ma la mancata retrocessione del “diavolo meneghino”, quella penalizzazione di 44 punti, per le telefonate di Meani, giusto i punti che servirono per riammettere il sodalizio rossonero, alla successiva Champions League. Moggi sapeva che il vero “potere” risiedeva a Milanello e non a Via Durini, cari amici juventini, non commettete l’errore di confondere la causa con l’effetto che è alla base delle nostre amarezze.
l’eco di un p i a n t o l o n t a n o ,
distorto, quasi impercettibile, quasi che qualche “vedova” rimpianga la prematura dipartita di un qualche congiunto, il quale, diciamocelo, in vita non è stato uno stinco di santo, ma da “morto”, tutto si “livella”, come direbbe Totò. Dalla sua scomoda “latitanza”, Eretico rammenta i bei tempi che furono, quelli dei chiassosi salotti del lunedì calcistico, che ci allietavano tutti nel loro apparecchiato frastuono, che ci raccontavano una realtà tra il verosimile e la fiction, fino a quando il giocattolo si è rotto, fino a quando una giustizia, a volte sommaria a volte parziale, molto parziale, ha decapitato la testa del calcio Italiano.
Da ciò molta acqua è passata sotto i ponti, molti i superstiti di una barca che ancora beccheggia pericolosamente tra ipocrisie, connivenze e false verità. Lungi da noi ergerci a paladini dell’ eleganza di “casa Moratti”, viste anche le performance di donna Letizia, lo stile non alberga più in quel casato, e, per noi a dire il vero, raramente ha bussato a quel portone. Lungi ancor di più, però, rimpiangere i “bei tempi” del Luciano nazionale, no, non Gaucci, ma Moggi, il “Direttore”, che ancora oggi, in quanto a perizia e competenza calcistica, in Italia, non ha pari. Non possiamo dimenticare, da innamorati del bianconero che si staglia sotto la Mole, tanto i successi quanto le ferite che ancora sanguinano, per una condotta dirigenzial-arbitrale, disinvolta, per così dire.
Potremmo spaccare il capello in quattro analizzando il traffico telefonico, non siamo tra i lapidatori ma neppure tra i riabilitatori, magari solo perché ciò che c’è oggi è più o meno simile a ciò che ci ha fatto male ieri. Comprendiamo lo spirito di rivalsa e la sete di verità, la quale ancora deve essere fatta a pieno su molte vicende, ma la nostra sete non potrà mai essere soddisfatta da una brodaglia limacciosa che mischia Galliani e Allodi, per arrivare al punto da farci digerire persino la favola della purezza milanista, offerta in sacrificio all’altare dell’anti interismo militante.
No, non possiamo tagliare le nostre affilate unghie per carezzare il capo del Vice Presidente Vicario, o per stirargli la gialla cravatta. Non sappiamo se dietro l’affossamento della Juve ci fosse un “grande vecchio”, nei retroscena giustificazionisti gli esperti sono gli amici romanisti, siamo tuttavia consapevoli che un bagno d’umiltà in serie B, che ridesse un po’ di lucentezza a quel bianco ed un po’ di nitidezza a quel nero, era necessario, era giusto. Caro Eretico, conveniamo con la tua indignazione verso i becchini vestiti di rosa, conveniamo con te quando ti scagli contro gli scudetti di cartone, comprendiamo assai meno, quando ti lasci accecare, in buona compagnia a dirla tutta, da ciò, e trascuri, per non dire dimentichi, che il vero scandalo, non fu lo scudetto a tavolino, regalato da qualche commercialista a Moratti, ma la mancata retrocessione del “diavolo meneghino”, quella penalizzazione di 44 punti, per le telefonate di Meani, giusto i punti che servirono per riammettere il sodalizio rossonero, alla successiva Champions League. Moggi sapeva che il vero “potere” risiedeva a Milanello e non a Via Durini, cari amici juventini, non commettete l’errore di confondere la causa con l’effetto che è alla base delle nostre amarezze.
Caro Eretico non sacrificare la verità sull'altare dell'anti interismo militante. Parola del Puma.
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