CONTINUA IL NOSTRO VIAGGIO NEL MONDO DELLE ROCH BAND GIOVANILI DEI CASTELLI ROMANI:
ECCO I MARYSHOUT! ALBANO SI SCOPRE SEMPRE PIU’ CULLA E PALESTRA DI PASSIONI E TALENTI
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PARLIAMO CON MANUEL DE SANTIS: BATTERISTA DEL GRUPPO
PERCHE’ IL NOME MARYSHOUT?
“ Durante un post-prove, al Palarockness, spunta tra i tavoli, i sorrisi e la birra questo nome: Maryshout! Letteralmente “L’urlo di Mary”, proposto da Alessandro (cantante) e Matteo (bassista) a gran voce, e ispirato alla figura della sovrana scozzese Mary Stuart. Il suono di quel nome e gli aneddoti relativi alla rocambolesca morte della donna piacquero subito, qualcosa di grande era nato”.
CHE MUSICA FATE?
“Variando, dal genere rock, principalmente, passando per l’indie, il punk e l’alternative, insomma sperimentando con la massima libertà e lasciando la creatività a briglie sciolte”.
COME E’ NATO IL GRUPPO?
“I Maryshout nascono dalle ceneri del nostro progetto Zeeropa, ossia una cover band degli U2. Nuove energie e stimoli scorrevano durante le prove, si stava facendo largo l’emozione di scrivere e suonare pezzi originali”.
COME VI SIETE CONOSCIUTI VOI COMPONENTI?
“Ci conosciamo ormai da una decina di anni, dai banchi del liceo, tra mille avventure assurde, mille idee e molta creatività che ci accomuna tutt’ora”.
PERCHE', SECONDO TE LA GRAN PARTE DELLE BAND GIOVANILI PREDILIGONO FARE MUSICA ROCK?
“Penso che il rock sia una forma di linguaggio immediata, a livello sonoro e a livello emotivo, ti permette di veicolare molte impressioni o sensazioni attraverso un buon testo non necessariamente autobiografico e le corde di una chitarra elettrica, semplicemente scattando una istantanea del momento che vive ognuno di noi, o sfociando nell’assurdo in certe occasioni”.
FATE SOLO COVER O ANCHE PEZZI INEDITI?
“Attualmente stiamo registrando alcune tracce e abbiamo buon materiale inedito in serbo. Per ora siamo solo in sala prove, ma mi auguro dal vivo quanto prima. Tuttavia non abbiamo abbandonato alcune ma significative (anche se poco conosciute) cover, tra gli artisti che ci piace suonare e che ci rispecchiano di più troviamo: gli U2, uniti a pezzi singoli dei Doors, Depeche Mode, The Strokes e magari in un futuro anche qualcosa di David Bowie o The Clash che ci diverta suonare”.
CHE TEMI TRATTATE NEI VOSTRI TESTI?
“Temi precisi non ce ne sono, ognuno porta ciò che pensa possa essere idoneo in quel momento a livello strumentale o di testo, poi si sperimenta in gruppo, il tutto sempre in massima libertà. Uno dei nostri temi potrebbe anche essere l’assurdo”.
CHE STRUMENTI USATE PER LA VOSTRA MUSICA?
“Usiamo una struttura che definirei "a rombo", ossia voce, chitarra, basso e batteria, magari, in futuro, ci potremmo anche orientare, senza esagerare come credo facciano molti oggi, all’uso del pianoforte o aggiungendo il tocco di qualche synth”.
COME E’ NATA IN TE QUESTA PASSIONE?
“Dall’ascoltare molta musica, suggerita da un amico, scoperta per caso, oppure scelta appositamente, per curiosità. Poi penso ormai che il mio orecchio sia un ipod fatto di carne. La musica non ha bisogno di nessun linguaggio, è lì per trasmetterti qualcosa”.
COSA ASCOLTI SOLITAMENTE?
“Principalmente prediligo il rock classico anni ’60-‘70 ( il mio rock nasce da Elvis Presley ma soprattutto dai Beatles) oppure l’hard rock, lo stoner, anche se vado, a momenti, anche con la semplice musica classica o la radio per rilassarmi. A volte l’umore ti fa scegliere quale musica ascoltare”.
COSA VUOI TRASMETTERE CON LA TUA MUSICA?
“Come gruppo non pensiamo a cosa trasmettere a chi potrebbe ascoltarci, pensiamo semplicemente a suonare cosa ci prende in quel momento, seguendo la nostra corrente e l’istinto, raccogliendo poi, mi auguro, ottimi consensi, siamo una band di amici perlopiù autodidatti, anche se il nostro chitarrista, Luca, suona il suo strumento da una decade di anni”.
QUALE STRUMENTO PREDILIGI?
“Pur suonando la batteria, mi piace il semplice suono libero di una chitarra elettrica durante un assolo, un basso che vada in armonia con la batteria penso sia la vera e propria spina dorsale di un pezzo, o il tocco del pianoforte, avendolo sfortunatamente suonato solo durante gli anni delle scuole medie”.
COME NASCONO I VOSTRI PEZZI?
“I nostri pezzi non hanno una procedura standard di creazione, è una sorta di curiosa catena di montaggio, uno di noi sventola una bozza di testo e vediamo se funziona o se scatta qualcosa a livello strumentale. Quando ci mettiamo sulla stessa lunghezza d’onda ce ne accorgiamo perché esce qualcosa di buono che all’orecchio, alla voce, e alle mani suonano da punto esclamativo e ne siamo rapiti”.
SE POTESSI FARE UNA RICHIESTA AL TUO AMBIENTE PER FAVORIRE LA CRESCITA DI GRUPPI COME VOI COSA CHIEDERESTI?
“Nessuna richiesta esplicita, semplicemente i comuni o le città dovrebbero essere dotate di locali muniti di palchi e attrezzatura per dare l’opportunità ai gruppi di suonare musica dal vivo in libertà. Dare alle persone sedute o in piedi la possibilità di staccare la spina per quell’arco temporale, con una buona birra e una buona compagnia di amici, o di ragazze, e ascoltare un gruppo, un solista, magari per esprimere un giudizio positivo sulla serata trascorsa in compagnia della musica”.
di Andrea Titti.
Inauguriamo la rubrica sulla Musica con l'intervista del nostro direttore Andrea Titti al gruppo rock "Marishout" di Albano Laziale
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