Richiamiamo l'attenzione, con forza, su quello che è accaduto oggi in Norvegia. "L'ennesimo - verrebbe da dire - attacco terroristico", probabilmente rivolto, stavolta, contro il Primo Ministro e il suo ufficio: una bomba è esplosa al centro di Oslo.
Ma come si fa a dire ennesimo quando si spezzano, lucidamente, vite umane, quando di disintegra, volontariamente, la vita di una comunità?
Il TERRORISMO non ha fine, è la strategia del non finire, della spada di Damocle sul collo, dell'essere ogni volta un evento che fa a pezzi il mondo che conosciamo, nel modo più traumatico possibile: fratelli, madri, padri, amici, conoscenti. Atti che, in quanto mirati a colpire duramente, e alle spalle, colgono sempre di sorpresa e ci lasciano senza parole.
Ancora una volta l'Europa viene colpita tutta, e non la Norvegia solamente. L'Europa nella sua democrazia, nella sua libertà di parola, nella sua apertura all'Altro che la rende, forse, un po' più esposta ma di certo spiritualmente grande.
Di fronte alla follia lucida degli estremismi non c'è ragione capace di conciliare. O almeno, non è possibile averne di fronte all'impatto della gravità di tutto quello che viene coscientemente pianificato e organizzato, di fronte ai feriti e ai morti che restano a terra, al ritmo del respiro di una città ferita profondamente.
Quello che è accaduto ieri pomeriggio, il 22 Luglio, in Norvegia, è stato non solo la devastazione nel centro di Oslo, ma anche l'omicidio premiditato dei ragazzi del partito del Primo Ministro Stoltenberg, nell'isola di Utoya tra i 14 e 18 anni: contro i quali un uomo ha aperto il fuoco all'improvviso, poco dopo l'attentato a Oslo. Sono morte almeno 17 persone. Si tratta della perdita in vita umane più alta nella Nazione della Norvegia sin dalla Seconda Guerra mondiale.