Ho letto con vivo stupore la sua reazione al mio intervento , a proposito del mancato rispetto delle pari opportunità, e del fatto che nella Giunta Comunale della mia città non esiste nemmeno una donna.
Reazione che, oltre ad essere decisamente in contrasto con la verità dei fatti per come si sono svolti, denota il chiaro tentativo di gettare fumo negli occhi della pubblica opinione, evidentemente per perseguire fini personali.
Rammento perfettamente quanto accaduto dopo che il sindaco di Albano Laziale, Nicola Marini, ha nominato i suoi assessori e, fortunatamente, sono in grado di ricostruire il tutto attraverso prove inconfutabili, vissute dal mio legale, insieme alla sua collaboratrice.
Ebbene, la mancata nomina di donne nella Giunta Comunale suscitò ad Albano Laziale un vivo risentimento, anche perché decisamente in contrasto con quanto dichiarato da Marini durante la campagna elettorale che lo ha visto prevalere sul suo antagonista. Preciso che nelle sue liste aveva nomi altisonanti quali Ada Scalchi, ex sindaco di Albano
Per questa ragione, spinto da alcune elettrici, decisi di far predisporre dal mio avvocato la bozza di un ricorso al TAR Lazio, al fine di poterla sottoporre alla sua attenzione, visto il suo incarico di Consigliera per le pari opportunità, e all’attenzione di Donatina Persichetti, quale Presidente della Consulta Femminile.
Il mio legale, munita della bozza del ricorso, andò a parlare con Donatina Persichetti la quale non si degnò nemmeno di leggere il ricorso, visto che aspettava il suo avallo sull’opportunità di intraprendere l’azione, la Persichetti fece aspettare il mio legale in corridoio in quanto da li a poco sarebbe arrivata Lei e fu così. Ma lei andava di fretta e, per questo, fornì il suo numero di telefono portatile, affinché fissasse con il mio legale un incontro al fine di sottoporle la questione.
Cosa che avvenne, e lei fissò un incontro per il 6 luglio 2010 a latere di un convegno organizzato presso palazzo Valentini alla sala delle Provincie, al quale lei partecipava.
Nell’occasione, senza neanche leggere la bozza del ricorso disse al mio avvocato che non lo avrebbe firmato, né avrebbe proposto alcunché contro il sindaco del Comune di Albano Laziale. Quindi la congedò, e quest’ ultima con la sua collaboratrice se ne tornarono ad Albano con le pive nel sacco, e con la sensazione che sia l’amministrazione comunale che il consigliere nominato alla Regione Lazio, avessero tradito le donne.
Ho poi letto che il ricorso al TAR Lazio contro il Comune di Roma per una fattispecie meno grave di quella che si era verificata al Comune di Albano Laziale, poiché il Sindaco di Roma in una prima fase aveva nominato due assessori donna, e a seguito di rimpasto, ne era rimasta una sola, la vedeva tra i firmatari.
Come non pensare al classico e tipicamente politico doppiopesismo?
Ragion per cui mi limito ad osservare le conseguenze giuridiche della sua condotta: ebbene, ritengo che la sua condotta non abbia tenuto fede ai principi che dovrebbero ispirarla, e ai compiti che il suo incarico di consigliera per le pari opportunità le assegna.
Tanto ciò è vero che il sindaco di Albano Laziale, neanche in occasione del recente rimpasto, ha ritenuto di dover rimediare al suo incredibile errore, ed alla illegittimità della sua giunta, composta ancora una volta da soli uomini. Ricevendo anche le migliori congratulazioni dal consigliere Astorre. E le donne?
A questo punto torno a riproporle di firmare il ricorso al TAR Lazio insieme ad una elettrice, nel caso in cui al consiglio comunale del 3-4-5/8/2011 il sindaco non voterà e non farà votare la sua maggioranza sulla mozione proposta dall’opposizione, nella quale si richiede la modifica dello statuto, inserendo le donne negli organi collegiali. Ritengo che la vigilanza e l’azione per rimuovere comportamenti e ostacoli al raggiungimento della parità tra uomini e donne, siano compiti indefettibili del consigliere di pari opportunità, il cui mancato esercizio, comporti l’inidoneità a ricoprire un ruolo creato allo scopo.
La sua teoria, secondo la quale il ricorso poteva essere presentato da qualunque donna ne avesse interesse, non confligge minimamente con i doveri che il suo incarico le assegna. E’ compito della consigliera delle pari opportunità agire in proprio per rimuovere gli ostacoli frapposti al raggiungimento della parità, e la mancanza assoluta di donne nella Giunta del Comune di Albano Laziale, è il tipico ostacolo da rimuovere, per educare la politica a tener conto dell’art. 51 della Costituzione Italiana quando compone le squadre di governo, nazionali o locali che siano, e per sensibilizzare l’opinione pubblica su questa problematica.
Nascondersi dietro l’inefficienza degli uffici, non serve ma, anzi, dal mio punto di vista, aggrava la situazione poiché dimostrerebbe che lei non sarebbe neanche in grado di organizzare il suo ufficio e di intervenire ogni qualvolta si verifichi una lesione dei diritti delle donne.
Mi auguro che quanto accaduto la induca a ripensare in maniera obiettiva la vicenda e ad assumere le iniziative necessarie nei confronti del Comune di Albano Laziale il cui Statuto, lo sottolineo poiché lei vi ha fatto riferimento nella sua risposta, prevede testualmente all’art. 4, capo secondo, comma quarto, l’obbligo per l’Amministrazione comunale di assicurare condizioni di pari opportunità tra uomo e donna, con espressa prescrizione che: “ il Comune assume le iniziative e promuove gli interventi necessari per assicurare pari dignità ai cittadini, per garantire la pari opportunità tra i sessi e per tutelare i diritti fondamentali della persona umana, ispirando la sua azione a principi di equità e di solidarietà, per il superamento degli squilibri economici e sociali esistenti nella comunità”.
Ma se lei avesse letto la bozza del ricorso che aveva predisposto il mio legale, avrebbe trovato una risposta anche al suo dubbio. Il mio avvocato e la sua collaboratrice sono a sua disposizione.
Cordiali saluti, Marco Silvestroni
Riceviamo e pubblichiamo una lettera di Marco Silvestroni in risposta alla nota della Consigliera di parità della Regione Lazio Alida Castelli. Continua il botta e risposta sulle pari opportunità ad Albano Laziale
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