La politica è una scienza semplice che non ha bisogno di scienziati per essere praticata, necessita esclusivamente di una buona dose di passione, amor di comunità, capacità di condivisione di progetti e linearità di comportamenti. Come tutte le scienze umane però non è pura tecnica ma coinvolge da protagonisti gli uomini e le donne, le loro personalità, i loro pregi e difetti, i loro vizi e le loro virtù. Pertanto il conflitto non di rado tende a prevalere, a discapito delle idee e degli obiettivi comuni.
In assenza di grandi obiettivi da perseguire per i quali un qualsiasi partito è chiamato a misurarsi, se vengono a mancare idee forza capaci di motivare una comunità, c’è sempre la tendenza al ripiego verso una mera personalizzazione se non proprio nella conflittualità personale. Questa è una degenerazione della politica che allontana i cittadini dai loro rappresentanti. Il clima attorno al quale il dibattito si svolge non è neutro, ma altresì influenza la qualità delle scelte operate dalle maggioranze che si alternano alla guida delle istituzioni locali e nazionali. A volte la dialettica è propedeutica e salutare per produrre buone leggi ma se essa si esaurisce nella rissa quotidiana l’effetto è deleterio.
L’incomunicabilità è l’anticamera dell’ingovernabilità. Si innesca la spirale amico-nemico in uno spirito di arruolamento degno più di una caserma che delle istituzioni e dei partiti. Spia di tale clima la si ha quando la domanda che ci si pone più frequentemente è: Con chi stai? E non: Cosa vuoi fare? Questa vuole essere una riflessione erga omnes, che dovrebbe far riflettere il mondo politico tutto al di la delle appartenenze. La logica delle espulsioni, delle epurazioni, non è mai produttiva, sia per gli epurati che per chi epura. I partiti non hanno bisogno di buttafuori o di custodi dell’ortodossia. Proprio per la caratteristica post ideologica del nostro tempo non ci sono ortodossie da custodire nei tabernacoli né Santi da venerare, né dogmi, ma semplicemente un alveo di regole entro cui attenersi senza timori verso chi pone questioni con uno spirito propositivo e costruttivo.
Troppe volte la tentazione di “non disturbare il manovratore” rende miopi le scelte. Soprattutto quando esiste la possibilità che il manovratore porti la nave ad incagliarsi in una secca, non essendo nessuno infallibile.
La politica ritrovi serenità quindi, il sano confronto delle idee è il sale della democrazia, il tempo investito nella riflessione collegiale prima di prendere una decisione comune renderà quella decisione più forte e condivisa, se viceversa le scelte sono solitarie saranno sempre più sentite come un’imposizione e sarà complicato che producano gli effetti positivi sperati. Aver cura delle persone significa coinvolgerle e renderle partecipi. Tornino le idee e i progetti al centro dell’azione politica, attorno alle idee si ritrovino le persone giuste che le condividano e, tra esse, coloro che saranno chiamati a darne volto ed a rappresentarle in modo credibile. Così la fiducia dei cittadini non mancherà di palesarsi. La fiducia verso una persona infatti può essere un fattore instabile, passeggero, passibile di mutevoli sorti, la fiducia verso un’idea invece sarà di gran lunga più durevole, radicata e sentita.
In assenza di grandi obiettivi da perseguire per i quali un qualsiasi partito è chiamato a misurarsi, se vengono a mancare idee forza capaci di motivare una comunità, c’è sempre la tendenza al ripiego verso una mera personalizzazione se non proprio nella conflittualità personale. Questa è una degenerazione della politica che allontana i cittadini dai loro rappresentanti. Il clima attorno al quale il dibattito si svolge non è neutro, ma altresì influenza la qualità delle scelte operate dalle maggioranze che si alternano alla guida delle istituzioni locali e nazionali. A volte la dialettica è propedeutica e salutare per produrre buone leggi ma se essa si esaurisce nella rissa quotidiana l’effetto è deleterio.
L’incomunicabilità è l’anticamera dell’ingovernabilità. Si innesca la spirale amico-nemico in uno spirito di arruolamento degno più di una caserma che delle istituzioni e dei partiti. Spia di tale clima la si ha quando la domanda che ci si pone più frequentemente è: Con chi stai? E non: Cosa vuoi fare? Questa vuole essere una riflessione erga omnes, che dovrebbe far riflettere il mondo politico tutto al di la delle appartenenze. La logica delle espulsioni, delle epurazioni, non è mai produttiva, sia per gli epurati che per chi epura. I partiti non hanno bisogno di buttafuori o di custodi dell’ortodossia. Proprio per la caratteristica post ideologica del nostro tempo non ci sono ortodossie da custodire nei tabernacoli né Santi da venerare, né dogmi, ma semplicemente un alveo di regole entro cui attenersi senza timori verso chi pone questioni con uno spirito propositivo e costruttivo.
Troppe volte la tentazione di “non disturbare il manovratore” rende miopi le scelte. Soprattutto quando esiste la possibilità che il manovratore porti la nave ad incagliarsi in una secca, non essendo nessuno infallibile.
La politica ritrovi serenità quindi, il sano confronto delle idee è il sale della democrazia, il tempo investito nella riflessione collegiale prima di prendere una decisione comune renderà quella decisione più forte e condivisa, se viceversa le scelte sono solitarie saranno sempre più sentite come un’imposizione e sarà complicato che producano gli effetti positivi sperati. Aver cura delle persone significa coinvolgerle e renderle partecipi. Tornino le idee e i progetti al centro dell’azione politica, attorno alle idee si ritrovino le persone giuste che le condividano e, tra esse, coloro che saranno chiamati a darne volto ed a rappresentarle in modo credibile. Così la fiducia dei cittadini non mancherà di palesarsi. La fiducia verso una persona infatti può essere un fattore instabile, passeggero, passibile di mutevoli sorti, la fiducia verso un’idea invece sarà di gran lunga più durevole, radicata e sentita.
Riflessioni di Massimiliano Andreacchio: l'esponente della destra politica di Albano Laziale e Castellana si sofferma sulla necessità di ridare slancio al confronto sulle idee piuttosto che agli sterili personalismi.
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