Un ventenne allenatissimo, a livelli agonistici, durante gli allenamenti muore per un “attacco di cuore”, un infarto, un certificato medico rilasciato “senza controllare”, come dicono al Tg. E' capitato di ascoltare notizie simili. Controllare cosa? Cerchiamo di capirlo.
Scientificamente (in medichese!) questo evento è chiamato morte cardiaca improvvisa. E' una morte inaspettata, entro un'ora dall'insorgenza della sintomatologia acuta (il tipico dolore al centro del torace ad esempio), ma in persone in pieno benessere oppure quando non lo si sarebbe aspettato per lo stato di salute del paziente.
Capita soprattutto a persone di età superiore ai 65 anni, maggiormente uomini; ma vorrei soffermarmi sui giovani, sotto i 35 anni. Le cause più frequenti sono diverse.
Negli “anziani” prevalgono cause riferite allo sfiancamento e alla minor resistenza del muscolo cardiaco, affaticato ad esempio da una pressione arteriosa elevata per lungo tempo, all'alterosclerosi coronarica (lipidi e calcio nelle arterie che nutrono il cuore).
Piuttosto nel giovane le cause più frequenti sono alcune malattie ereditarie: in effetti è intuitivo che il cuore di un giovane non dovrebbe avere disfunzioni se non vi è predisposto geneticamente.
La cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro è in pole-position. Una porzione del ventricolo destro è sprovvista di muscolatura: ha solo i tessuti di rivestimento esterno ed interno accostati. A lungo termine questa parte si dilata enormemente e le fibre elettriche conducono inappropriatamente l'impulso. Uno di questi impulsi causerà prima o poi una scarica incoordinata: il cuore resta immobile, oppure fibrilla. Ovviamente senza preavviso.
Oppure per prolasso della valvola mitrale, che al posto di avere la forma di un paracadute con le corde (tendinee) ben tese, sembra un telo ingombrante che scivola troppo in basso ostacolando la progressione del sangue all'interno del cuore, o spezzando tali corde. Neppure ora il cuore può funzionare, a maggior ragione se avviene all'improvviso, acutamente.
Diversamente ci potrebbe essere un problema a livello del tessuto di conduzione (elettrico) che dà il comando alle cellule muscolari di contrarsi. Perciò non sono inviati impulsi o questi sono irregolari.
Un'altra causa, diffusa anche fra i meno giovani, è la dissecazione dell'aorta. Questa arteria è un condotto a più strati ben accostati. Se questi strati si distanziano fra loro (per patologie ereditarie, per ipertensione o traumi ad esempio), si ha delaminamento e il sangue comincia a scorrere anche qui: inesorabilmente si romperà il vaso più grande del nostro corpo che causerà una massiva emorragia interna. Fortunatamente non sempre è improvviso: a volte si ha tempo di diagnosticarlo ed intervenire (ecografie, radiografie).
Cosa fare, quando è possibile intervenire in tempo, per non farsi cogliere “impreparati”?
Si chiamano indagini di screening. Se c'è in famiglia una persona che ha avuto problemi cardiaci simili è un campanello di allarme (la famosa anamnesi con le 1000 domande che fa il medico). Inoltre, prima di intraprendere una nuova o diversa attività sportiva occorre essere idonei. Quindi un ElettroCardioGramma, un Ecocardiogramma, se si vuole approfondire anche un ECG Holter, cioè il monitoraggio dell'attività cardiaca per 24 ore.
Solo successivamente e se lo Specialista ha l'esigenza, si possono fare degli esami più invasivi e fastidiosi, ma già inquadrando e conoscendo il problema si fa dell'attenta prevenzione.
Delia Savone spinge anche i giovani, soprattutto chi pratica attività sportiva a livello agonistico e dilettantesco, ad una costante prevenzione e controlli della propria salute cardiaca. Essere giovani non significa essere immuni in certi casi.
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