Anime (derivato da animeshon, traslitterazione dell'inglese animation) è la parola con cui in Giappone ci si riferisce ai cartoni animati. Fenomeno televisivo e cinematografico non troppo distante da quello dei manga – anzi, sono due realtà che si influenzano a vicenda – in Occidente è stato per molti anni bistrattato e censurato, e i suoi prodotti considerati “roba per bambini”.
L'origine degli anime può risalire fino al diciassettesimo secolo, quando abilissimi pittori presero a disegnare nel dettaglio sequenze di movimento. Sviluppatosi assieme al cinema, l'industria degli anime subì un calo radicale nell'immediato secondo dopoguerra, quando le condizioni economiche e sociali del Giappone erano disastrate. Non fosse stato per l'invenzione della televisione e la messa in onda del rivoluzionario Astro Boy del maestro Osamu Tezuka difficilmente oggi potremmo godere dei moltissimi capolavori che questa industria ha prodotto, quali Cowboy Bebop, La Città Incantata, Il Castello Errante di Howl.
Innanzitutto, gli anime si dividono in due grandi categorie: quelli ispirati a manga o light novel (romanzi illustrati) e che quindi si occupano di animare materiale preesistente oppure con una trama totalmente originale (che può, paradossalmente, a sua volta essere adattato in un manga derivato dalla serie tv). Come i manga, gli anime possono essere diretti a qualsiasi target d'età, complice il fatto di poter essere trasmessi in qualsiasi fascia oraria; e se talvolta subiscono leggere censure per essere adattati al grande pubblico, solitamente nelle edizioni DVD e blu-ray vengono riproposti nella loro forma originale. Vi sono poi gli OAV, ovvero singoli episodi prodotti esclusivamente per il mercato dell'home video e quindi non destinati ad essere trasmessi in TV, e i film per il cinema.
Attualmente, in Giappone le stagioni televisive seguono quelle naturali: invernale, primaverile, estiva e autunnale. Difficilmente un anime una volta trasmesso viene replicato, perché ad ogni stagione vengono proposti 25 - 30 n u o v e s e r i e per tutti i gusti – cosa che contribuisce a far vendere i blu-ray, costosissimi, di una serie. Ultimamente vi sono stati anche i primi timidi tentativi di una trasmissione esclusivamente in streaming sul web, sopratutto per quei particolari prodotti che per motivi sociali o politici subirebbero inevitabilmente critiche e censure in TV.
Un anime deve subire una forte concorrenza, quindi ogni prodotto viene curato sin nei minimi dettagli, come una piccola opera d'arte: sceneggiatura, doppiaggio, comparto sonoro, animazione, tutto viene affidato nelle mani di esperti resi a loro volta celebri dall'ottima qualità del proprio lavoro. A causa della crisi economica, e per proporre anime sempre più all'avanguardia nelle animazioni, è diventata quasi abituale la pratica di ridurre gli episodi di una serie; rare ormai sono quelle serie che durano 26 episodi, format standard negli anni '90, e invece si moltiplicano le serie di 12-13 episodi massimo, preferendo magari produrre una seconda serie nel caso l'anime abbia successo.
Le sigle di apertura (opening) e chiusura (ending) sono cantate da gruppi musicali professionisti, e spesso servono come canzoni di lancio di un nuovo disco o singolo. I doppiatori raggiungono la fama di veri e propri attori, e spesso sono gli idol (personaggi famosi del momento, solitamente meteore di breve durata ma che godono di grandissima fama durante la loro carriera) a prestare le loro voci ai personaggi per aumentare la propria fama.
La recente creazione di canali televisivi come Rai 4 e Man-Ga hanno ridato dignità agli anime nel nostro paese; bistrattati da censure televisive, talk-show pomeridiani e presunti psicologi a caccia di fama (chi non ricorda ad esempio il caso Sailor Moon, accusata addirittura di “effeminare” i maschietti o Dragon Ball promotore di pedofilia?) possiamo finalmente goderceli nella loro integrità, a conferma che il coraggioso esperimento dell'anime night di MTV (trasmettere anime senza censurarli o modificarli in alcun modo) ripaga. Del resto comprare un prodotto a scatola chiusa, solo perché in patria “fa audience” e vende gadget a iosa, senza premurarsi di controllare il contenuto di ciò che si compra perché tanto è “tutta roba per bambini” e poi ritrovarsi fra le mani un anime per un pubblico adulto, ad ambientazione storica e con temi come una donna vestita da uomo che si comporta come un uomo, la rivoluzione francese, i giochi di potere, il suicidio, la morte, prostituzione e chi più ne ha più ne metta (in breve, Lady Oscar) era un atteggiamento comune negli anni '90, derivato tanto da un'ignoranza generale quanto da una chiara incompetenza nel fare il proprio lavoro. Che poi tanto si censura, che problema c'è?
A presto per recensioni di capolavori che hanno fatto la storia quanto di anime appena trasmessi – e non temete, ci saranno anche le stroncature velenose. Restate connessi!
Anime (derivato da animeshon, traslitterazione dell'inglese animation) è la parola con cui in Giappone ci si riferisce ai cartoni animati. Fenomeno televisivo e cinematografico non troppo distante da quello dei manga – anzi, sono due realtà che si influenzano a vicenda – in Occidente è stato per molti anni bistrattato e censurato, e i suoi prodotti considerati “roba per bambini”.
L'origine degli anime può risalire fino al diciassettesimo secolo, quando abilissimi pittori presero a disegnare nel dettaglio sequenze di movimento. Sviluppatosi assieme al cinema, l'industria degli anime subì un calo radicale nell'immediato secondo dopoguerra, quando le condizioni economiche e sociali del Giappone erano disastrate. Non fosse stato per l'invenzione della televisione e la messa in onda del rivoluzionario Astro Boy del maestro Osamu Tezuka difficilmente oggi potremmo godere dei moltissimi capolavori che questa industria ha prodotto, quali Cowboy Bebop, La Città Incantata, Il Castello Errante di Howl.
Innanzitutto, gli anime si dividono in due grandi categorie: quelli ispirati a manga o light novel (romanzi illustrati) e che quindi si occupano di animare materiale preesistente oppure con una trama totalmente originale (che può, paradossalmente, a sua volta essere adattato in un manga derivato dalla serie tv). Come i manga, gli anime possono essere diretti a qualsiasi target d'età, complice il fatto di poter essere trasmessi in qualsiasi fascia oraria; e se talvolta subiscono leggere censure per essere adattati al grande pubblico, solitamente nelle edizioni DVD e blu-ray vengono riproposti nella loro forma originale. Vi sono poi gli OAV, ovvero singoli episodi prodotti esclusivamente per il mercato dell'home video e quindi non destinati ad essere trasmessi in TV, e i film per il cinema.
Attualmente, in Giappone le stagioni televisive seguono quelle naturali: invernale, primaverile, estiva e autunnale. Difficilmente un anime una volta trasmesso viene replicato, perché ad ogni stagione vengono proposti 25 - 30 n u o v e s e r i e per tutti i gusti – cosa che contribuisce a far vendere i blu-ray, costosissimi, di una serie. Ultimamente vi sono stati anche i primi timidi tentativi di una trasmissione esclusivamente in streaming sul web, sopratutto per quei particolari prodotti che per motivi sociali o politici subirebbero inevitabilmente critiche e censure in TV.
Un anime deve subire una forte concorrenza, quindi ogni prodotto viene curato sin nei minimi dettagli, come una piccola opera d'arte: sceneggiatura, doppiaggio, comparto sonoro, animazione, tutto viene affidato nelle mani di esperti resi a loro volta celebri dall'ottima qualità del proprio lavoro. A causa della crisi economica, e per proporre anime sempre più all'avanguardia nelle animazioni, è diventata quasi abituale la pratica di ridurre gli episodi di una serie; rare ormai sono quelle serie che durano 26 episodi, format standard negli anni '90, e invece si moltiplicano le serie di 12-13 episodi massimo, preferendo magari produrre una seconda serie nel caso l'anime abbia successo.
Le sigle di apertura (opening) e chiusura (ending) sono cantate da gruppi musicali professionisti, e spesso servono come canzoni di lancio di un nuovo disco o singolo. I doppiatori raggiungono la fama di veri e propri attori, e spesso sono gli idol (personaggi famosi del momento, solitamente meteore di breve durata ma che godono di grandissima fama durante la loro carriera) a prestare le loro voci ai personaggi per aumentare la propria fama.
La recente creazione di canali televisivi come Rai 4 e Man-Ga hanno ridato dignità agli anime nel nostro paese; bistrattati da censure televisive, talk-show pomeridiani e presunti psicologi a caccia di fama (chi non ricorda ad esempio il caso Sailor Moon, accusata addirittura di “effeminare” i maschietti o Dragon Ball promotore di pedofilia?) possiamo finalmente goderceli nella loro integrità, a conferma che il coraggioso esperimento dell'anime night di MTV (trasmettere anime senza censurarli o modificarli in alcun modo) ripaga. Del resto comprare un prodotto a scatola chiusa, solo perché in patria “fa audience” e vende gadget a iosa, senza premurarsi di controllare il contenuto di ciò che si compra perché tanto è “tutta roba per bambini” e poi ritrovarsi fra le mani un anime per un pubblico adulto, ad ambientazione storica e con temi come una donna vestita da uomo che si comporta come un uomo, la rivoluzione francese, i giochi di potere, il suicidio, la morte, prostituzione e chi più ne ha più ne metta (in breve, Lady Oscar) era un atteggiamento comune negli anni '90, derivato tanto da un'ignoranza generale quanto da una chiara incompetenza nel fare il proprio lavoro. Che poi tanto si censura, che problema c'è?
A presto per recensioni di capolavori che hanno fatto la storia quanto di anime appena trasmessi – e non temete, ci saranno anche le stroncature velenose. Restate connessi!
Dopo i Manga, Daniela Guadagni analizza il fenomeno Anime, anche dal punto di vista dell'evoluzione, in Italia, del fenomeno in televisione, dai primi cartoni arrivati in Italia censurati ai canali televisivi tematici.
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