Il terzo Major dell’anno non ha bisogno di presentazioni nel mondo del golf: viene semplicemente denominato "l'Open", per chiarire e sottolineare l'importanza dell'evento.
Se l'anno scorso la Gran Bretagna aveva celebrato l'evento nella culla del Golf Mondiale, l'Old Course di St'Andrews, in Scozia, dove questo magnifico sport è nato, quest'anno il Royal St George's è location altrettanto prestigiosa vicino le bianche scogliere di Dover, nel comune di Sandwich.
Il duro percorso inglese (solo i primi 4 sotto il par) non poteva non premiare un campione esperto di links e non un giovane di primo pelo, troppo duro il percorso gli impegnativi bunker, le proebitive condizioni atmosferiche durante la quatro-giorni di gara.
Ha vinto Darren Clarke, il quarantaquattrenne nord-irlandese, che emula il giovane connazionale Rory McIlroy, trionfatore all'Us Open di giugno al Congressional di Bethseda.
Una vittoria che è davvero la soddisfazione per la carriera di un vecchio ragazzo, famoso per l'istrionicità ed il talento enorme, mai fortunato negli Slam ed in particolare all'Open Championship sfiorato più volte (secondo nel 1997, terzo nel 2001, altre volte top 10 in Inghilterra e in ogniuno degli altri Slam) , decisivo spesso in Ryder Cup (4 vittorie su 5 partecipazioni !!!), vincitore di pochi tornei tra cui però il WGC Match-Play del 2000, sulla cresta dell'onda soprattutto tra 2000 e 2003, coronato con la vittoria al Nec Invitational, altro torneo del Golf World Championship, con il record di 43 settimane da top ten del ranking mondiale.
Una Claret Jug, meritatissima, conquistata al termine di un weekend giocato magistralmente, da primo all'ultimo colpo, sempre tra i migliori score del giorno, tra i primi nel leaderboard da giovedì a domenica.
Quella sigaretta fumata nell'ultimo giorno di gara tra un colpo e l'altro è l'ennesima per una persona colpita negli affetti più cari, commovente la Ryder Cup giocata e dominata nel 2006, dopo la morte del tumore della giovane moglie Heather, in cui Darren fu protagonista principe con 3 punti su 3 match giocati conquistati dal campione nordirlandese.
Il pubblico di Sandwich è stato tutto con lui, un'atmosfera da Ryder con Ballesteros o Jack Nicklaus, e per lui nell'ultimo giro, un affetto impressionante per Clarke che l'ha sospinto al successo, messo in pericolo dalla rimonta straordinaria di Phil Mickelson, capace durante le prime buche del giro finale di sommare un eagle e ben quattro birdies, mentre tutti annaspavano.
Darren no, emblematico l'eagle alla sette, per distanziare di nuovo l'americano che l'aveva raggiunto in testa a -5 sotto il par, sicuro dopo a reggere la pressione di una vittoria attesa da una vita, quella soddisfazione che lo ripaga di una carriera piena, ma inferiore alle possibilità ed all'impegno.
Dietro al di là dell'ottimo secondo posto di Dustin Johnson, giovane astro nascente che si dimostra fortissimo quando le condizioni sono proebitive, ma ancora una volta sconfitto nell'ultimo giro di uno Slam, tanti califfi delle diciotto buche over 40.
Phil Mickelson secondo pari, penalizzato dai troppi errori nelle seconde buche di domenica con il putt, ottimo quarto quel Thomas Bjorn che otto anni fa sullo stesso percorso del Royal St George's butto un successo meritatissimo con quattro buche perse, nelle ultime quattro buche.
E ancora nono un redivivo Davis Love III e un Sergio Garcia finalmente tornato nella top 50 mondiale, ventiduesimo un encomiabile Tom Watson ventiduesimo a 62 anni suonati, maestro meraviglioso per un ammirato Ricky Fowler, che in conferenza stampa ha ringraziato pubblicamente il monumento vivente del golf americano.
Uno spettacolo vederlo giocare e districarsi con una classe ed una lucidità incommensurabile, con la pioggia giocando mezzi colpi per non far andare la pallina a perdersi con il vento.
Tra i giovani degni di nota un bravissimo Ricky Fowler, un bentornato ad Anthony Kim, che si spera continui a giocare in campo, più che fuori dal verde dei campi di golf.
Una menzione per un Simon Dyson grande top 10 con rimonta all'ultimo giro, un Raffael Jacquelin meritatamente ottavo ed un Chad Campbell, quinto, penalizzato solo da un brutto terzo giro.
Italiani al palo, il discorso è similare a quello di un mese fa per l'Us Open, non va Francesco Molinari, sarà la parternità sarà la fatica dopo un anno stellare per lui, quello 2010, ma è impressionante mancare tanti tagli negli Slam, per uno che ha fatto della regolarità, una qualità peculiare.
Ha passato il taglio un Edoardo Molinari grande nel primo giro giocato sotto par, ma poi sparito nelle ultime 54 buche, un taglio passato per il rotto della cuffia poi uno scivolare lontano dalle parti alte della classifica con un ultimo giro in 78 colpi che è il sintomo di una resa incondizionata.
Tagliato un Matteo Manassero, respinto da un percorso in cui non si può improvvisare in giovane età, le difficoltà per il veronese di Negar dovevano pure arrivare dopo mesi senza sbavature, ci stà anche se urge probabilmente qualche cambiamento, pur considerando che una crisi di crescita ci stà ed ha colpito altri enfant prodige del Golf, come ad esempio Justine Rose e lo stesso Edoardo Molinari negli ultimi anni.
Il British Open va a Darren Clarke, poche volte vittoria è stata più bella e meritata. Nicola Gallo ci traccia un ritratto del golfista nordirlandese spiegando i perchè ed i per come di un trionfo speciale.
RispondiElimina