Oggi è il gran giorno, e usando le parole del raggiante avvocato Cappelli possiamo dire che il parto è avvenuto, l’AS. Roma è ufficialmente nelle mani di Thomas Di Benedetto e della cordata americana che a lui ed al fido Pallotta, fa riferimento. Ufficialmente da oggi rilevano la quota del 67% della società che fu di Franco e di Rosella Sensi: da Visso a Boston, i figli della lupa si rifanno il trucco, sbarcando negli USA, o meglio, facendo sbarcare gli USA nella Capitale.
La gestazione è stata lunga e perigliosa ma alla fine Di Benedetto potrà finalmente illustrare le magnifiche e progressive sorti del “Progetto”, parola assai inflazionata ultimamente, che dice tutto per non dire nulla, ma tanto basta ai media romani per andare in sollucchero e salire immediatamente sul carro a stelle e strisce, rigorosamente giallorosse. I cardini del “Progetto”, sembrano essere i soliti ritornelli: lo stadio di proprietà, merchandising, l’investimento per diffondere il marchio Roma nel mondo, sai che scoperta. A sentire una conferenza stampa del nuovo padrone sembra di assistere ad una televendita, una di quelle aste di vini pregiati in cui il tele imbonitore di turno parla di tutto tranne che del vino. Già perché per una società di calcio il vino è la squadra, il settore tecnico, il patrimonio di giocatori sotto contratto, senza questi ogni “idea nuova” rischia di essere vecchia prima di nascere. Ma non c’è da temere, ad occuparsi del campo c’è uno staff di primo ordine, per fare il mercato è stato ingaggiato Walter Sabatini, già collaboratore del primo Lotito alla Lazio, ops, questo non lo dovevamo dire, Franco Baldini sarà il Direttore Generale, anche se arriverà solo ad Ottobre, e in panchina è stato chiamato Luis Enrique, alla prima esperienza con una compagine di serie A, ma provenendo da Barcellona, tutto gli è concesso, la sbornia del modello Barca ha contagiato anche i sassi, tanto che basta aver soggiornato qualche mese nella città catalana per un corso ERASMUS, che ci si può definire portatori sani del modello Barcellona o altereghi di Guardiola.
Sbarazzatisi della famiglia Sensi, gente col braccino corto e che era stata capace di vincere solo uno scudetto, finalmente ecco l’eldorado, si potrà sognare sul mercato e non solo affidarsi ai conti della serva per arrivare al 31 Agosto. Subito infatti gli scienziati hanno messo appunto la tattica, affinato la strategia e attuato il piano di battaglia: giovani talenti, è la parola d’ordine, bene e allora sotto a chi tocca, chi arriverà? Si chiede ardente di desiderio il te staccino medio. Le prime risposte non tardano ad arrivare: dall’Argentina ecco LaMela, trequartista di venti anni, con la fama del nuovo fenomeno, che nel suo curriculum può già vantare la fascia di capitano nel River Plate, nella stagione in cui retrocede nella seconda divisione Argentina, per la prima volta nella sua storia.
Ovviamente un campioncino non basta, ne servono altri, uno ne arriva a stretto giro di posta, in sostituzione del frastornato Rise, tale Jose Angel, anch’esso ventenne, il cui curriculum è stato perso di vista, ma dicono sia una forza sulla fascia, ma chi lo dice? Non si sa, ma non è importante, l’importante è che si dica. Manca però la ciliegina sulla torta, la punta di diamante, mica questi americani saranno i soliti fanfaroni? Macchè, arriva Bojan Krkic, talentuoso virgulto blaugrana, chiuso da Messi e soci in Patria, e disperso da almeno due anni per le cronache calcistiche europee. A questo punto ci si potrebbe chiedere chi siano i partenti, quelle vecchie cariatidi che dovranno cedere la maglia al nuovo che avanza? Il “Progetto” ha previsto anche questo, infatti, dopo la dipartita di Mexes, destinazione Milan Campione d’Italia, via anche Menez e Vucinic, gli altri due cardini insieme al Capitano Totti, della squadra che ha tenuto testa all’Inter del triplete in questi anni. Ma serve pazienza, dicono gli ottimisti, i giovani cresceranno e si affermeranno, intanto le sconfitte fioccano, e del mirabolante gioco non c’è traccia, squadra lunga, giocatori scontenti e fuori ruolo, Borriello si aggira spaesato per la fascia neppure fosse un terzino qualsiasi Ed il “pupone” parla a mezza bocca, mordendosi la lingua, e rifilando nei ritagli di tempo, qualche gomitata agli avversari, come accaduto nell’amichevole di Valencia.
Il mercato non è finito, arriveranno i veri colpi, i tifosi attendono i nuovi apostoli del messia del pallone.
Io che sono un laico dico che chi ha rilevato la Roma dalla banca, somiglia terribilmente a quelle società che acquistano un’impresa decotta, per portarla, in coma vigile, ad un compratore di cui ora non ci sono tracce. Una soluzione tampone, pre fallimentare, per attuare una terapia del dolore meno invasiva possibile per un malato di cui i parenti non si possono più prendere cura, ma sarebbe troppo brutto far morire così. In conclusione, ai catalani di nuovo conio, consigliamo una certa sobrietà, alle radio romane di fede romanista prescriviamo dosi industriali di bromuro, onde calmare certi eccessi di entusiasmo, non di rado etero diretti, e al nuovo allenatore regaliamo una fornitura di panettoni da portare nella sua terra natia, visto che alla Roma non lo potrà mangiare, a nostro avviso.
Sbarazzatisi della famiglia Sensi, gente col braccino corto e che era stata capace di vincere solo uno scudetto, finalmente ecco l’eldorado, si potrà sognare sul mercato e non solo affidarsi ai conti della serva per arrivare al 31 Agosto. Subito infatti gli scienziati hanno messo appunto la tattica, affinato la strategia e attuato il piano di battaglia: giovani talenti, è la parola d’ordine, bene e allora sotto a chi tocca, chi arriverà? Si chiede ardente di desiderio il te staccino medio. Le prime risposte non tardano ad arrivare: dall’Argentina ecco LaMela, trequartista di venti anni, con la fama del nuovo fenomeno, che nel suo curriculum può già vantare la fascia di capitano nel River Plate, nella stagione in cui retrocede nella seconda divisione Argentina, per la prima volta nella sua storia.
Ovviamente un campioncino non basta, ne servono altri, uno ne arriva a stretto giro di posta, in sostituzione del frastornato Rise, tale Jose Angel, anch’esso ventenne, il cui curriculum è stato perso di vista, ma dicono sia una forza sulla fascia, ma chi lo dice? Non si sa, ma non è importante, l’importante è che si dica. Manca però la ciliegina sulla torta, la punta di diamante, mica questi americani saranno i soliti fanfaroni? Macchè, arriva Bojan Krkic, talentuoso virgulto blaugrana, chiuso da Messi e soci in Patria, e disperso da almeno due anni per le cronache calcistiche europee. A questo punto ci si potrebbe chiedere chi siano i partenti, quelle vecchie cariatidi che dovranno cedere la maglia al nuovo che avanza? Il “Progetto” ha previsto anche questo, infatti, dopo la dipartita di Mexes, destinazione Milan Campione d’Italia, via anche Menez e Vucinic, gli altri due cardini insieme al Capitano Totti, della squadra che ha tenuto testa all’Inter del triplete in questi anni. Ma serve pazienza, dicono gli ottimisti, i giovani cresceranno e si affermeranno, intanto le sconfitte fioccano, e del mirabolante gioco non c’è traccia, squadra lunga, giocatori scontenti e fuori ruolo, Borriello si aggira spaesato per la fascia neppure fosse un terzino qualsiasi Ed il “pupone” parla a mezza bocca, mordendosi la lingua, e rifilando nei ritagli di tempo, qualche gomitata agli avversari, come accaduto nell’amichevole di Valencia.
Il mercato non è finito, arriveranno i veri colpi, i tifosi attendono i nuovi apostoli del messia del pallone.
Io che sono un laico dico che chi ha rilevato la Roma dalla banca, somiglia terribilmente a quelle società che acquistano un’impresa decotta, per portarla, in coma vigile, ad un compratore di cui ora non ci sono tracce. Una soluzione tampone, pre fallimentare, per attuare una terapia del dolore meno invasiva possibile per un malato di cui i parenti non si possono più prendere cura, ma sarebbe troppo brutto far morire così. In conclusione, ai catalani di nuovo conio, consigliamo una certa sobrietà, alle radio romane di fede romanista prescriviamo dosi industriali di bromuro, onde calmare certi eccessi di entusiasmo, non di rado etero diretti, e al nuovo allenatore regaliamo una fornitura di panettoni da portare nella sua terra natia, visto che alla Roma non lo potrà mangiare, a nostro avviso.
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