Titolo: Vitamin
Mangaka: Keiko Suenobu
Genere: Psicologico, Scolastico, Drammatico, Slice of Life
Volumi: 1 (concluso)
Pubblicato in Italia?: Si.
Vitamin è uno di quei rari manga che, pur non contando nel complesso più di un volume riescono a lasciare il segno. Nonostante sia l'opera di debutto di una giovanissima mangaka, il cui tratto è qui ancora molto rozzo ma piacevole, riesce a raggiungere un altissimo livello narrativo che manga di numerosi volumi non riescono neanche a sfiorare.
Protagonista di Vitamin è la studentessa delle medie Sawako Yarimizu, normalissima ragazza non troppo brillante a scuola, che vive in una famiglia affettuosa con una sorella maggiore già fuori casa per studiare all'università.
Vorrebbe fortemente uscire con i suoi amici di scuola per andare al karaoke o simili, ma per una forte timidezza interiore non riesce mai a esternare questo desiderio. Del resto viene lasciata spesso da sola poiché ha già un ragazzo con cui uscire, tale Koota Arii, studente di bell'aspetto e con ottimi voti. Nel tentativo di fare amicizia, spesso si lascia trattare come la buffona del gruppo, ridendo di se stessa assieme alle sue compagne. Tuttavia il rapporto all'apparenza senza macchine con Koota non va come dovrebbe; il sesso con lui non le piace, è un atto a cui si sottomette per lo stesso principio per cui accetta di prendersi gioco di se stessa di fronte agli amici. Non può parlare di questo con i genitori, che la considerano ancora una bambina, ne con gli amici che esternano chiaramente le loro opinioni sulle ragazze che fanno sesso alla loro età. Sawako vive senza accorgersene su una linea molto sottile, e un giorno la sua vita viene stravolta: Koota tenta di costringerla ad avere un rapporto in una delle aule della scuola, ma vengono visti da un altro studente. La notte per Sawako passa in uno stato di totale prostrazione, un ben misero preludio di ciò che l'aspetta: difatti il giorno dopo, così come temeva, la notizia si è diffusa per la scuola e i suoi compagni di classe non esitano a prendersi gioco di lei. Abbandonata dal fidanzato (che non è stato riconosciuto, ed essendo uomo e sopratutto con la reputazione di “onesto” se la cava con la compassione generale), dai professori che si rifiutano di vedere e capire il problema sotto i loro occhi e incapace di confidarsi con i genitori, Sawako precipita in una spirale senza ritorno. Le angherie dei compagni di classe subiscono una rapida impennata, la ragazza viene isolata e molestata in ogni modo possibile fino a che il solo pensiero di alzarsi e andare a scuola diventa insopportabile. E lunga è la strada della ripresa per chi cade vittima del bullismo: quando i tuoi pari (compagni di classe, ragazzi della tua età) diventano carnefici e persecutori, gli adulti che dovrebbero proteggerti ti abbandonano o non ti capiscono, non resta altro che affidarsi a se stessi. Ma un'esperienza terribile come il bullismo svilisce l'opinione che si ha di sé, e quando il tuo io ti appare così miserabile e debole, come fare per reagire?
Vitamin tratta di temi difficili, ancor più complicati in una società come quella giapponese dove si vuole nascondere tutto dietro una patina di ordine e perfezione. Il bullismo è un grave problema sociale, che con più frequenza di quanto si creda porta le vittime al suicidio o all'autolesionismo fisico e morale. Lo spirito ne esce a pezzi; del resto quando si viene trattati come spazzatura si finisce di credere per esserlo, e questo affronta Sawako nel suo difficile percorso di crescita. Lei stessa attraverso un lungo periodo di disperazione prima di riuscire ad ammettere, prima di tutto con se stessa e in seguito con i genitori, di essere “vittima” di atti di bullismo; una vittoria, in quanto finalmente viene alla luce il problema, ma anche una sconfitta, l'ammissione di essere una persona debole, incapace di difendersi – almeno dal suo punto di vista.
Interessante è anche come vengono riportare le reazioni degli adulti; i professori, che dovrebbero accorgersi per primi di certi problemi non solo fingono di non vedere, ma restano sordi anche a richieste di aiuto dirette, liquidando la faccenda come “stress da studio”. Perché alla fine i professori sono esseri umani, e a nessuno piace ammettere che nella propria classe avvenga qualcosa di tanto terribile fuori dal proprio controllo, sarebbe come ammettere di aver fallito nel proprio lavoro e questo non fa bene alla carriera. E la madre di Sawako che sulle prime non riesce a capire cosa stia avvenendo nella figlia pensando al tutto per un capriccio portato troppo in là, ma che alla fine tramite un analogo percorso di accettazione diventa la sua più preziosa alleata.
Nelle tavole del manga, nelle note e nell'altra sua opera successiva (Life, che tratta sempre di bullismo) si può intuire – anche se non viene mai detto esplicitamente – una forte componente autobiografica. Probabilmente l'autrice ha passato simili, se non le stesse, esperienze della sua protagonista; del resto la narrazione è lucida e precisa, non lascia spazio a sbavature della trama o a compromessi morali. Il tratto si addolcisce nelle scene di amore familiare o serenità, per indurirsi nelle scene di bullismo o maggiore disperazione trasmettendo una sensazione estrema di violenza. La Suenobu non accetta compromessi, non addolcisce la pillola: chi pratica bullismo è forte perché parte di un branco che può raggiungere vette di crudeltà assurde. Non esiste l'empatia, la compassione, tutto è fatto in nome del puro e crudele divertimento del più forte nei confronti del debole. L'età non è una scusa, anzi più i bulli sono giovani più risalta il fatto che siano ragazzini viziati, tutti provenienti da famiglie medie, senza problemi economici e con un brillante futuro scolastico e sociale. Ma proprio coloro che dovrebbero essere migliori dato che hanno “tutto”, per sollevare se stessi dal tedio quotidiano diventano peggiori di animali. Più la vittima viene annientata, più si ribella e dispera, più aumenta il loro divertimento; non esiste senso di colpa, e anche chi non partecipa attivamente alle violenze ne diventa complice con il silenzio e la paura. La sola cosa che può toccarli è la paura di vedere rivelata la loro vera natura, pericolo di fronte al quale reagiscono come attori consumati diventando improvvisamente tutto ciò che non sono, empatici, affettuosi e premurosi. Ma la sostanza non cambia.
Nonostante Vitamin raggiunga profonde vette di disperazione, essendo narrato quasi esclusivamente dal punto di vista della protagonista e di sua madre che assiste impotente alle sofferenze della figlia, tuttavia non manca di una dirompente ed esplosiva speranza. E' un messaggio, rivolto a chi sottovaluta il problema del bullismo (insegnanti, genitori, ma anche studenti) ma anche a chi ne è vittima; un messaggio personale, probabilmente da vittima a vittima, che può essere interpretato in molti modi ma anche come “Non arrendetevi. Mai!”
Alle spalle della perfezione della società giapponese, il risvolto oscuro narrato con cura psicologica e grafica da un'autrice allora solo debuttante: la scoperta del grande male del bullismo nel sistema scolastico giapponese, vissuto da una ragazzina.
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