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Sarà il fuso orario, l’aria rarefatta dell’alba italiana e il mattino presto asiatico, ma il mondiale coreano inizia sonnacchioso con una maratona femminile per trequarti di una lentezza quasi esasperante, proiezione sopra le due ore a trenta fino alle due ore di corsa e non a caso gruppo compatto e molto numeroso.
La gara si accede da lì in poi, finalmente, il tempo finale 2:28:43 è un crono poco più che modesto, la Kiplagat vince, fa l’azione per sgranare le migliori, vicino al passaggio del trentacinquesimo km, la seguono solo le connazionali la Jeptoo e la Cherop.
Un finale nervoso, disordinato con le tre connazionali a tratti disposte una affianco all’altra sul tracciato, addirittura una caduta coinvolge la vincitrice e la Cherop al rifornimento, mentre la Jeptoo dà ampi segni di stanchezza, con delle gambe che scappano via.
La Kiplagat è più ordinata nella corsa, per assurdo da quando cambia marcia, due cinquemila di livello nel finale un 16:44 dal 30-35 km e un 16:11 dal 35 al 40 km, parziali che le regalano la vittoria, dietro l’etiope Bekele, finita ai piedi del podio, non riesce ad approfittare di un finale sofferente sia per la Jeptoo d’argento sia per la Cherop di bronzo, che completano il podio tutto keniota.
Asia piazzata con la giapponese Akaba quinta, sesta la cinese Zhu, mentre l’Europa è lontana dalle prime posizioni.
Tutto questo sul far del mezzogiorno locale, mentre i turni dei 100 mt del Decathlon che hanno aperto le gare in pista, scorrono senza che nessuno dei protagonisti rubi l’occhio, neanche quel Roman Sebrle, primatista del mondo da oltre 9000 punti (il primo della storia) che gareggia incurante degli anni che passano ed a gran livello, non lontano da Hardee ed Eaton, i due statunitensi che dovrebbero giocarsi l’oro.
Disco donne alle qualificazioni senza grandi sorprese, idem per i 3000 siepi donne, asta uomini con un Lavillenie che a 5.50 impressiona, out Hooker fuori alla stessa misura, non in condizione l’australiano modesto tutto il 2011 (solo 5.60 il primato stagionale), Menil qualificato con un 5.65 fatto al primo tentativo.
Intanto debuttano i 100 donne e uomini con i turrni preliminari, una scelta astrusa, che è novità assoluta nella storia della rassegna iridata:
Un turno in meno per i big, uno preliminare per chi non ha il minimo Iaaf, al massimo un atleta per nazione, i risultati al di là di qualche eccezione sono modestissimi, senza contare l’ingiustizia di far correre a taluni un turno più degli altri, anche se va detto è praticamente impossibile l’accesso in finale e direi anche in semi per chiunque in gara in mattinata.
Certo c’è una maggior tutela per chi doppierà i 100 ed i 200 mt, ma certi tempi da dodici secondi per le donne ed undici secondi per gli uomini, non sono un gran spot per nessuno
800 mt uomini al primo turno, impressiona 1:44:84 del giovane sudanese Adubaker Kaki, mentre il grande Rushida, primatista del mondo a Rieti lo scorso anno, forse più saggiamente ha concluso tranquillamente sopra l’1:46 precedendo Lewandowski, campione europeo a Barcellona 2010, mentre Borzakovsky vince la prima serie ed è sempre un atleta da tenere in considerazione.
L’altra finale del giorno è il 10000 piani donne, anche qui il Kenya fa il pieno, anzi poker a differenza della maratona, vince la Cheruyot, dietro la Kipyego, l’unica a seguire la Vivian nell’allungo ai 500 mt dal traguardo.
Terza una grande Masai capace di due strappi ad un terzo e a due terzi gara per far saltare le etiopi e le americane protagoniste di inizio gara.
Ultima ad arrendersi al dominio keniota la Melkamu entrata nel rettilineo finale da terza per essere superata da Masai e Cherono, triste resa per la Defar ritiratasi quando la gara entrava nel vivo
L’unica italiana in gara oggi era Marta Milani, brava ad issarsi al secondo turno dei 400 piani (Libania Grenot in gara solo nella staffetta del miglio), nella batteria dell’azzurra impressiona per 300 mt una Allyson Felix che ha poco più che camminato nel rettilineo finale.
Out la Ohuruogu, una falsa partenza segno di un nervosismo figlio della tensione per una stagione disgraziata, lo scontro diretto Sanya Richards vs Shericka Williams va a vantaggio dell’inglese, mentre una grande Montsho impressiona.
Nel martello qualificazione diretta e convincente per Murofushi, al secondo lancio grande Ziorkovski, Vizzoni qualificato senza la misura diretta, ma con un ottima serie e da settimo complessivo (fuori il campione europeo Charfreitag e l’ex campione mondiale ed olimpico, lo sloveno Kozmus.
Qualificazione del lungo donne sottotono, brava la Gomes, rediviva la Maggi, salva all’ultimo salto la Reese, ma l’attenzione, spasmodica era per il primo turno dei 100 mt, la gara regina:
attesa per Usain Bolt ed una gara che quest’anno vede un turno in meno, “soli” 3 per tutelare e forse invogliare i big della velocità a non disertare in massa con il surplus dei quattro turni, riservati invece agli atleti senza minimo ogni nazione ne può schierare al massimo uno.
Impressiona lui e gli altri giamaicani, trenta metri di gara “veri” per Usain poco più per gli ottimi Blake e Carter, decisamente convincenti Lemaitre e l’americano Dix mentre il redivivo Kim Collins con 10:13 da una bella impressione di se, delude Richard Thompson, il giovane di Trinidad e Tobago, erede anche per il nuovo record nazionale del grande Ato Bolton.
Domani mattina l’Italia comincia a giocarsi qualche carta da medaglia, 20 km di marcia i cinesi, in testa Wang Zhen, seguiti da Sandro Damilano contro i nostri (un Giorgio Rubino pronto e un Alex Schwarzer da scoprire sulla 20 km, dopo l’argento europeo 2010) e soprattutto quel Valery Borchin, che teme più che altro l’umido impressionante oggi ed il caldo.
Anche se l’interesse oltre per il pomeriggio che ci dirà se Bolt avrà vita dura o meno, sarà almeno la mattina tutto per Oscar Pistorius che debutta in una rassegna iridata con gli occhi addosso di tutti e il tifo planetario per l’accesso alle semifinali dei 400 mt, il cosiddetto “giro della morte”.
Kenya dominante oggi, sei medaglie su sei nella maratona e nei 10000 mt donne, Nicola Gallo fa il punto sul primo giorno di gare a Daegu.
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