TORNA UNA CECA A VINCERE SULL’ERBA !
Sono tutte per lei in tribuna d’onore:
Martina Navratilova, Hana Mandlikova e Jana Novotna a rendere omaggio all’erede ceca della tradizione tennistica di casa (e direi anche europea).
Perche la vecchia Cecoslovacchia prima e la Cechia e Slovacchia ora, sono da sempre patria sinonimo di classe e talento nel tennis al maschile e soprattutto al femminile.
Una sobria lucidità mentre viene premiata, una capacità di essere ispirata e lucida nel gestire la prima finale Slam.
Petra Kvitova è la regina più degna di Wimbledon 2011 al femminile, Maria Sharapova non è quella pre-operazione alla spalla, probabilmente è anche troppo questa finale a Londra, un sogno interrotto, vissuto come un regalo da Masha anche nell’intervista post-match della BBC.
Per la vincitrice, un torneo figlio di quello dello scorso anno in cui si era issata fino alla semifinale, una predestinata Petra, ragazzona mitteleuropea che ha imparato a gestire una potenza straripante e letale soprattutto sul veloce, si era rivelata qualche anno fa all’Us Open, facendo intravedere un potenziale quasi imbarazzante.
Non si pensava onestamente che tanto in fretta sapesse piegare il suo tennis alle esigenze del tennis di alto livello, sviluppare in pochi anni una capacità di gestire il gioco con calma mentale a compensare un esuberanza di braccio che la rende un fenomeno diverso nel panorama del tennis femminile.
Lo splendido sorriso che ha regalato, poco fa, ai fotografi durante la premazione con il mitico piatto appannaggio della vincitrice dello Slam per antonomasia, è il segno di una serenità quasi disarmante che ha dimostrato durante tutto il torneo:
percorso non facile per lei anche nella prima settimana, al terzo turno una vittoria netta contro la nostra Roberta Vinci, vincitrice due settimane fa a Rosmalen (Hertogenbosch), poi in rapida successione Wickmayer letteralmente dominata e i due match al terzo (gli unici del torneo) contro la Pironkova e l’Azarenka accomunati da uno schema fisso ottima uscita dai blocchi, un secondo set lottato, ma perso, un terzo e decisivo set vinto con agio.
In finale destino simile, un bel match anche superiore alle attese per una partita che si pensava potesse vivere tra l’inesperienza della ceca e i potenziali fastidi fisici della russa:
niente di tutto questo un inizio sviluppato a suon di break, fino al primo cambio passo della Kvitova accompagnato ad un lungo passaggio a vuoto di Maria Sharapova che a cavallo del primo e secondo set subisce un duro 6-1 prima del recupero della russa nel secondo set.
Dal 6-2, 2-2 una serie di game lottati in cui al di là del passaggio a vuoto di Kvitova nel sesto game, si è vista la differenza di serenità mentale tra le due contendenti:
se Masha ha sofferto la pressione del dover recuperare un match che scivola via, Petra va verso la vittoria con la serenità di un gioco spartano, ma poco avvezzo agli errori.
La guarda Davenport durante il giro con il trofeo per i fotografi e il paragone corre subito tra lei, la “Giunone” degli anni novanta e la Kvitova 2011, ambedue così potenti, così lucide dal punto di vista mentale.
Wimbledon ha una nuova regina, una matrona dagli occhi calmi, chiari che guardano lontano come sanno essere quelli dei talenti cechi, in una terra non a caso avanguardia del Gotico, un arte che tende verso l’assoluto.
Nicola Gallo ci racconta quasi in presa diretta la genesi della storica vittoria di Petra Kvitova a Wimbledon. Si arrende anche Maria Sharapova al nuovo fenomeno del tennis femminile mondiale.
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